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Navigare sul web, fare acquisti e operazioni di banca online, visitare blog, siti e annunci pubblicitari sono attività che appartengono alla vita quotidiana. Internet sembra un luogo sicuro, ma in realtà un semplice click permette alle grandi aziende tech di monitorare gli utenti e accedere ai loro dati personali.
Il tracciamento web: come le Big Tech controllano gli utenti
Le Big Tech come Google e Meta raccolgono i dati di milioni di utenti poiché il loro business si basa sulla pubblicità mirata: non a caso, dopo avere ricercato online uno specifico prodotto, sulle pagine social compaiono banner pubblicitari proprio di quel prodotto. Visualizzare contenuti e messaggi promozionali comporta la condivisione dei dati personali: il tracciamento web è utile alle aziende per soddisfare meglio i clienti, e ai gestori dei siti per migliorare l’esperienza dei visitatori. Esiste però un altro aspetto: le aziende tech traggono vantaggio dalle informazioni degli utenti e, sebbene promettano la tutela della privacy, la creazione del “profilo utente” finalizzato al business richiede attenzione.
Negli USA, una recente indagine ha evidenziato come l’intelligence e le forze dell’ordine utilizzino questi dati per controllo e sorveglianza, e le stesse aziende tech non possono evitare di condividere le informazioni raccolte: basti pensare che dal 2014 al 2024 sono state inoltrate alle autorità statunitensi le informazioni di oltre tre milioni di utenti. Social, app e siti ricevono i dati degli utenti e li cedono per motivi commerciali. I principali strumenti di tracciamento sono i cookies, che memorizzano id, password e altre informazioni in maniera temporanea o persistente. Esistono poi ulteriori strumenti per tracciare i dati, tra cui il monitoraggio dell’indirizzo IP, il JavaScript, i widget social, il conteggio dei clic e così via.

Proteggersi dalla condivisione delle informazioni personali
Non essere tracciati è impossibile, ma si possono ridurre le proprie tracce online visitando siti sicuri, evitando i wifi pubblici e scegliendo altre soluzioni, tra cui:
- Limitare la condivisione di dati personali: evitare di fornire informazioni non necessarie durante la registrazione a servizi online o social network.
- Modificare le impostazioni della privacy: rivedere e restringere le opzioni di condivisione dei dati nei profili social, account Google e simili.
- Utilizzare una VPN (Virtual Private Network): connettersi tramite una VPN per nascondere l’indirizzo IP e proteggere la connessione da occhi indiscreti. Esistono ottime VPN anche gratuite, come quelle recensite da HDblog, per esempio.
- Utilizzare estensioni per la privacy: installare strumenti come uBlock Origin, Privacy Badger o Ghostery per bloccare tracker e annunci pubblicitari.
- Preferire motori di ricerca rispettosi della privacy: usare alternative come DuckDuckGo o Startpage, che non tracciano le ricerche né memorizzano dati personali.
- Navigare in modalità privata o anonima: impiegare le funzioni “navigazione in incognito” o simili per evitare il salvataggio automatico di cookie e cronologia.
- Eliminare cookie e cache regolarmente: cancellare periodicamente i dati di navigazione per ridurre la tracciabilità.
- Disattivare la pubblicità personalizzata: accedere alle impostazioni degli account online per disattivare l’ad personalization ove possibile.
- Evitare l’accesso ai servizi tramite social login: preferire la creazione di nuovi account piuttosto che l’autenticazione tramite Facebook, Google o altri.
- Controllare i permessi delle app: revocare o limitare i permessi concessi alle applicazioni mobili, in particolare quelli relativi a fotocamera, microfono e posizione.
- Usare browser orientati alla privacy: brave, Firefox (con protezione antitracciamento) o Tor offrono un’esperienza più sicura e anonima.
Queste misure contribuiscono a limitare la raccolta di dati e l’esposizione alla pubblicità comportamentale. La violazione della privacy online è una realtà allarmante, come dimostrano i 3,16 milioni di utenti tracciati dalle Big Tech. Adottare misure concrete per proteggere i propri dati è oggi una necessità, non un’opzione. Ogni azione consapevole contribuisce a difendere la libertà e l’autonomia digitale di tutti.
