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Furti d’identità nel metaverso

Torniamo a parlare di Metaverso. Oggi vi raccontiamo di una notizia ANSA che mette in luce il problema dei furti d’identità nelle realtà virtuali. Anche nel “nuovo mondo” dei visori tridimensionali e dei grandi nomi big tech esistono tantissime attività illecite e criminali. Vediamo insieme un recente studio della società Trend Micro, che si occupa di sicurezza informatica.

Metaverso, cybercriminali e furti d’identità digitali

Sempre di più si sta parlando di utilizzare le credenziali “biometriche” per sostituire le password alla vecchia maniera. Soprattutto nell’ottica del Metaverso, l’idea di utilizzare la lettura di volto o impronte digitali per aprire database e acquisire informazioni digitali in tempo reale sta diventando sempre di più una realtà che rappresenta però anche una vera e propria miniera d’oro per i cybercriminali.

furti d'identità nel metaverso
Si pensava che con l’avvento del riconoscimento biometrico i problemi di accesso ai dati sensibili degli utenti fossero finiti. Purtroppo non è così.

Un recente studio svolto dalla nota società di sicurezza informatica Trend Micro ha dimostrato che l’utilizzo della biometria rappresenta un’alternativa più sicura e facile rispetto al sistema delle password (che spesso si dimenticano e devono essere costantemente aggiornate).

Nonostante questo, gli hacker sono già in agguato per utilizzare la biometrica come sistema per creare cloni ed effettuare furti d’identità digitale.

Biometrica e Password

Prima di soffermarci sulla questione dei furti d’identità digitale, vediamo perché l’utilizzo della biometrica risulta essere una soluzione comoda e sicura.

Partiamo dal presupposto che le nostre caratteristiche personali non possono essere modificate. Ogni essere umano è diverso dall’altro, anche in alcune similitudini. Questo rende il riconoscimento biometrico più sicuro delle password (che possono essere clonate o modificate tramite algoritmi specifici).

furti d'identità biometrici
Il riconoscimento biometrico è un sistema di protezione privacy veloce e sicuro. Gli hacker però sono già all’opera per clonare l’identità altrui.

Ma se gli hacker riuscissero ad utilizzare i sistemi di realtà virtuale del Metaverso per compromettere i dati biometrici degli utenti? Sicuramente l’impatto sull’espansione di questo “nuovo mondo” digitale sarebbe critico.

Furti d’identità nel Metaverso

Ed eccoci alla notizia pubblicata su ANSA. Sembrerebbe che online siano già presenti una quantità infinita di modelli per voce, impronte digitali, iride, etc. Ce ne sarebbe una quantità sufficiente per creare sistemi di autenticazione clone per i furti d’identità digitale.

A dirlo è sempre lo studio sopracitato di Trend Micro. La loro ultima ricerca in merito (“Leaked Today, Exploited for Life: How Social Media Biometric Patterns Affect”), infatti, dimostrerebbe che ci sono utenti in grado di impersonare individui diversi per interagire a loro nome sul web.

furti d'identità nel metaverso
Il Metaverso vedrà attivi il 25% degli utenti (statistiche al 2026). Per circa un’ora al giorno saremo collegati ad una realtà virtuale, per adesso poco sicura.

Ancora prima di rendere il sistema biometrico utile ed utilizzabile su larga scala, il problema security è venuto al pettine, tanto che si sta già cercando una soluzione utile per non perdere le potenzialità di questo sistema.

Furti d’identità e molestie

I furti d’identità non sono l’unico problema del Metaverso. Infatti, recenti studi hanno dimostrato che la presenza massiva di utenti nel “nuovo mondo” digitale aumenterebbe la percentuale di molestie e traffici illeciti.

Questo perché non c’è ancora un organo di controllo di questo sistema. Un insieme variegato (pure troppo) di piattaforme e tecnologie diverse i cui metodi e strumenti cambiano continuamente.

Con essi dovrebbero anche mutare i sistemi di controllo e gli strumenti di polizia, in modo da contrastare i cybercriminali. Per adesso però sembra che non si riesca a stare dietro alla continua espansione del Metaverso: un universo virtuale in espansione che nel 2026 vedrà un 25% della popolazione mondiale collegata per almeno un’ora al giorno ai dispositivi a realtà aumentata.

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