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Wikipedia oscurata? Vi spieghiamo il perché

Wikipedia oscurata

Wikipedia oscurata? Si ma per pochi giorni, è tornata online il 5 Luglio 2018 alle 12:20 circa, dopo due giorni di buio. Chi provava ad accedere ad una qualsiasi pagina di Wikipedia Italia tra il 3 ed il 5 Luglio, infatti, si ritrovava davanti ad un messaggio di Wikipedia stessa, dove spiegava le ragioni della chiusura, in protesta contro l’Unione Europea. Il 5 Luglio, dopo che il parlamento europeo ha rimandato a Settembre il voto sulle nuove normative riguardo al Copyright, Wikipedia ha riaperto le pagine a tutti.

La protesta

Wikipedia oscurata

Wikipedia è l’enciclopedia online più famosa e più utilizzata e vederla chiusa per alcuni giorni ha creato evidentemente molti disagi, dato che oramai la maggior parte delle ricerche effettuate la vedono come protagonista indiscussa. Chiunque provava ad eccedere ad una qualsiasi pagina di Wikipedia si ritrovava solamente un messaggio della stessa che diceva: “La comunità italiana di Wikipedia ha deciso di oscurare tutte le pagine dell’enciclopedia. Vogliamo poter continuare ad offrire un enciclopedia libera, aperta, collaborativa e con contenuti verificabili. Chiediamo perciò a tutti i deputati del parlamento europeo di respingere l’attuale testo della direttiva e di riaprire la discussione vagliando le tante proposte delle associazioni Wikimedia, a partire dall’abolizione degli art. 11 e 13, nonché l’estensione della libertà di Panorama a tutta l’UE e la protezione del pubblico dominio”. Le pagine di Wikipedia non sono state oscurate solamente in Italia ma in diversi paesi europei, come Spagna, Estonia e Lettonia. In Inghilterra e Polonia, invece, Wikipedia, ha inserito un banner informativo sulla direttiva in tutte le sue pagine.

La direttiva sul copyright

Wikipedia oscurataGli articoli citati da Wikipedia sono come detto l’11 e il 13 della direttiva sul copyright. L’articolo 11 è la cosidetta “link tax”, ovvero chiunque riporterà un link dovrà ottenere un’autorizzazione dall’autore del contenuto linkato o anche solamente citato e dovrà pagare a quest’ultimo un compenso. Mentre l’articolo 13 è strettamente legato al copyright, prevedendo un controllo al fine di verificare che non vengano violati i diretti d’autore. Ciò secondo l’Unione Europea impedirebbe lo sciacallaggio e negherebbe a chi copia di guadagnarci. Tutto ciò è avvenuto dopo il GDPR (General Data Protection Regulation) e dopo gli scandali che hanno visto come protagonista Facebook. L’UE ha però trovato molti ad ostacolare questa proposta di legge, come Wikipedia, la quale afferma “Se la proposta fosse approvata, potrebbe essere impossibile condividere un articolo di giornale sui social network o trovarlo su un motore di ricerca. Wikipedia stessa rischierebbe di chiudere”. Si teme infatti che questa possa limitare drasticamente la libertà di espressione su internet. Social network come Facebook, che sono ormai diventati dei veri e propri portali di informazione cambierebbe drasticamente e Wikipedia, la quale è creata, scritta e revisionata dagli utenti stessi non riuscirebbe a seguire le nuove normative, le quali la porterebbe infine a chiudere. Tutto ciò, inoltre, cambierebbe radicalmente l’informazione online.

Rinvio a Settembre

Wikipedia oscurata

Nonostante l’Unione Europea abbia prontamente risposto alla protesta di Wikipedia, dichiarando che essa ed altre enciclopedie online erano automaticamente escluse dalla direttiva in quanto pubblicavano liberamente e senza scopo di lucro, la protesta è andata avanti fino al definitivo rinvio a Settembre del voto. Per il momento Wikipedia sembra aver vinto la sua battaglia, il Parlamento Europeo ha infatti bocciato la direttiva. Tuttavia gli europarlamentari erano divisi in due, molti infatti erano quelli favorevoli anche se a vincere di poco è stato il no. Ora il testo della normativa verrà ripresentato a Settembre, nel frattempo potranno essere presentati ulteriori emendamenti. Ad esultare per la vittoria non vi è solamente Wikipedia, ma moltissimi Big del mondo informatico e tecnologico, come Google, Apple, Amazon e Facebook, i quali la ritengono “la vittoria per la democrazia”.

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