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L’automazione cambierà la nostra struttura socio-economica

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Ultimamente sempre più dipendenti vanno via dal loro lavoro, riempono una scatola con i loro affetti personali e tornano a casa lasciando vuota la loro scrivania. Questo accade però non per loro scelta, non perché sono riusciti a trovare un’occupazione migliore ma semplicemente a causa dell’automazione.

Le risorse umane perdono di efficacia, diventano non più necessarie perciò le aziende decidono di eliminarle rimpiazzandole con macchine tecnologiche. Sempre più prodotti vengono fabbricati utilizzando robot, che sono più conveniente per le aziende ma ance per i consumatori. Questo mondo tecnologico virtuale si fa largo con Ebay, Zalando, Amazon, Alibaba, Google. Queste piattaforme, ed altre ancora, calpestano ogni area di commercio possibile: vendita al dettaglio, servizi bancari, abbigliamento, cibo, pubblicità e altro ancora. Questi cambiamenti comportano una nuova struttura socio-economica mai vista prima.

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Una rivoluzione silenziosa

In accordo con il concetto di mondo automatizzato, è ormai normale parlare di robot che sostituiscono il lavoro umano, ma non abbiamo ancora realizzato il peso di questi cambiamenti. Molti politici, economisti e analisti concepiscono questa condizione come un’altra rivoluzione industriale che dà vita a un gran numero di nuove professioni. Inoltre, hanno previsto che nascerà una nuova economia in piena espansione basata su nuovi principi di sviluppo. Il mondo automatizzato di cui parliamo non tratta di macchinari avanzati capaci di sostituire fisicamente le nostre mani e i nostri piedi. Si tratta dell’intelligenza artificiale sviluppata per sostituire gradualmente l’intelligenza umana. Questo settore automatizzato quindi penserà, produrrà, analizzerà, svilupperà, programmerà e lavorerà in modo molte volte più efficiente rispetto al dipendente umano più dotato. L’avvento dell’automazione comporta inevitabilmente l’aumento della disoccupazione ma cosa succederà quando raggiungeremo una percentuale troppo alta di disoccupazione? Questo è tuttora per gli economisti un vero e proprio dilemma.

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La soluzione alle controindicazioni del mondo automatizzato

Per risolvere il problema dell’aumento di disoccupazione si comincia dal riconoscere l’inevitabile nuova progettazione della nostra struttura socio-economica. In questo modo, i lavori cambieranno proporzionamele al cambiamento delle necessità sociali. Ma successivamente la domanda è: se saranno necessarie solo poche ore di lavoro per fare manutenzione alle macchine, cosa faranno gli esseri umani? Gli esseri umani potranno sfruttare i loro punti di forza ovvero potranno semplicemente essere impegnati ad “essere umani”, il che significa sviluppare sé stessi, le loro famiglie, le loro società e tutto ciò che ci tiene lontani dall’automatizzazione.

L’uomo disincarnato è un essere umano elettronico scollegato dal suo corpo ormai abituato a parlare al telefono con altre persone a un continente di distanza mentre la tv gli colonizza il sistema nervoso centrale. L’uomo disincarnato è ben felice di essere asincrono, nonché dappertutto e in nessun luogo: è un modello informativo che abita un mondo cyberspaziale di immagini e modelli informativi.
Douglas Coupland

Una “rivoluzione tecnologica” o “una rivoluzione umana“?

Il mondo automatizzato si esplica tramite la cosiddetta “rivoluzione tecnologica“. In realtà possiamo dire che questa rivoluzione è sia tecnologica che umana. È una rivoluzione di sviluppo del campo scientifico tecnologico ma che ha in sé l’evoluzione della società umana. L’automazione paradossalmente ci aiuterà. Smetteremo di correre dietro il successo, alimentati da un’ossessione materiale che in realtà non ci rende felici, ritrovando il contatto gli uni con gli altri e noi stessi. Invece di investire la nostra energia collettiva nel lavorare come delle macchine, potremmo essere coinvolti nell’unico lavoro che rende gli umani diversi dalle macchine. Questo lavoro può essere fatto in vari modi, e le persone possono quindi applicare la loro passione e i loro desideri, purché contribuiscano al raggiungimento di un clima sociale ‘’umano’’. Ciò è possibile se si incomincia dalla consapevolezza che le connessioni sociali umane ci rendano più sani, più felici e migliori in tutto ciò che facciamo. Piuttosto che competere con i robot per un vecchio lavoro, facciamo della nostra umanità l’unica funzione che nessun robot potrà mai sostituire.

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