Drago: il mistero oltre le culture

I draghi orientali ed occidentali: quanto sono diversi tra loro?

Il drago è forse una delle figure mitologiche più diffuse, conosciute e apprezzate in tutto il mondo. Le sue origini sono difficilissime da indagare, perché pare che ogni cultura abbia un suo tipo di drago. Solitamente si tratta di una particolare “mutazione fantastica” di un serpente, ma a seconda del paese di origine questi mostri possono essere benevoli o malevoli.

La distinzione più grande è quella tra draghi orientali e draghi occidentali. In Oriente il drago è prevalentemente un essere buono legato all’acqua. Nell’induismo, ad esempio, abbiamo i Naga, degli esseri semi-divini per metà uomini e metà serpenti. Un Neak, il drago Khmer derivato dai naga, è protagonista della creazione della Cambogia.

Nel mondo occidentale, legato a doppio filo con l’influenza del Cristianesimo e delle sue iconografie, il drago, pur con quale differenza fisica, è prettamente malevolo, pronto a mangiare gli uomini.

L’iconografia del drago in Europa viene utilizzata moltissimo negli stemmi nobiliari, nell’architettura e nell’arte in generale.

Il drago da Omero alla Bibbia

Il nome deriva dal latino draco che a sua volta proviene dal greco δράκων, ovvero serpente. Effettivamente, già nell’Iliade di Omero vengono menzionati degli animali simili a dei serpenti ma con le zampe e le ali; ma i richiami a questi draghi ci sono in moltissimi autori greci e romani. Nelle Argonautiche è un drago a sorvegliare il Vello d’oro, ma più famoso è il mito di Ladone, il drago dalle cento teste, che viene ucciso da Eracle e poi trasformato in costellazione da Era.

In questo periodo i draghi ancora non sputano fiamme, come succederà poi per quelli del medioevo, ma si mantengono molto più simili ai serpenti, o ai rettili in generale. Il confine tra gli animali reali e quelli immaginari è ancora molto labile, e l’esempio calzante è la Naturalis Historia di Plinio il Vecchio. In quest’enciclopedia naturalistica, tra la flora e la fauna reale dei diversi paesi, troviamo anche i draghi. Queste bestie, definite astutissime, si cibavano di elefanti (in particolari degli occhi) e li uccidevano stringendo loro la proboscide. In Etiopia e in India venivano persino allevati.

La definizione e la concezione di drago cambia drasticamente con il Cristianesimo: nella Bibbia sono tantissimi i riferimenti a questi animali fantastici. Mantengono il corpo da serpente e nel libro di Giobbe vengono descritti così: “I suoi occhi sono come il rosso dell’alba. […] Il suo respiro accenderebbe i carboni, poiché le fiamme sgorgano dalla sua bocca. La tremenda forza nel collo del Leviatano incute terrore ovunque vada. La sua carne è dura e soda e non può essere penetrata.” Non a caso, nel Nuovo Testamento compare un solo drago: nell’Apocalisse è l’avversario ultimo di Dio, ovvero Satana.

Dal medioevo al fantasy

Dall’iconografia cristiana spuntano fuori poi i cacciatori di draghi. Molti furono i santi chiamati a combattere il male: il più famoso è sicuramente San Giorgio che, in sella ad un cavallo bianco trafisse con la sua lancia un temibile drago. Egli, però, non fu il solo. Santa Margherita di Antiochia, per esempio, squarciò dall’interno il ventre del drago che l’aveva divorata.

In contemporanea quindi si affina sempre di più il concetto di drago sputafuoco e del cavaliere chiamato ad ucciderlo. La maggior parte dell’immaginario collettivo fantasy si rifà al drago europeo che, per la sua popolarità, viene chiamato anche “drago occidentale standard”. Sono questi i draghi che troviamo ne lo Hobbit, in Dungeon and Dragons, in Shrek e ne Il Trono di Spade.

Nell’immaginario fantasy la figura del drago è abbastanza standard. Anche se cambiano le finalità, esteticamente si ripropone rivestito di scaglie, con lunghi artigli ed una pelle coriacea.

Il drago cinese e il drago giapponese

In Cina il drago è ben lontano dalla tradizione medievale europea: non è un mostro portatore di morte ma l’incarnazione dello yang, ovvero lo spirito creatore. Il drago cinese, (Long) è raffigurato come una creatura lunga fino a cento chilometri, dal corpo di serpente e le zampe da pollo. La sua testa è più simile a quella di un coccodrillo ma ha lunghi baffi, una folta criniera e anche delle corna.

Se il drago occidentale sputa fuoco, quello cinese è portatore di pioggia e viene pregato dai contadini per il raccolto.  Per questo motivo è diventato simbolo della creazione ma anche dell’imperatore: secondo la tradizione l’imperatore cinese, al momento della morte, liberava il suo spirito e rivelava la sua vera essenza di drago.

Una visione molto simile del Long c’è anche in Giappone, dove viene chiamato ryū o tatsu, e sono in grado di esaudire i desideri. La figura del drago giapponese è molto diffusa in tutta la storia dell’arte, fino ad arrivare a quella contemporanea, se consideriamo Dragon Ball! Usato molto per i tatuaggi, il drago giapponese è diventato nel tempo anche un simbolo per la Yakuza.

Il drago asiatico, chiamato anche Imoogi, è senza ali ma è comunque in grado di volare.
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