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Dispositivo neuromorfico e cellule cerebrali

Oggi vi parliamo di una notizia scientifica che viene dalla Florida. Presso l’Università della Florida Centrale sono stati infatti scoperti e studiati alcuni nano ricettori molto speciali: sono i componenti di un dispositivo neuromorfico che imita le cellule del cervello. Scopriamo insieme di cosa si tratta.

Dispositivo neuromorfico: intelligenza artificiale 4.0?

Forse si. Andiamo comunque per gradi e vediamo insieme questo dispositivo neuromorfico ideato e studiato in Florida con cui si andranno ad imitare le cellule cerebrali.

dispositivo neuromorfico e suoi recettori
Formato da due nano materiali combinati insieme, questo dispositivo neuromorfico è un nuovo tipo di intelligenza artificiale che in particolare riproduce i sistemi della vista per come la usiamo noi umani.

In sostanza è un dispositivo composto da 2 nano materiali che combinati tra loro creano una nuova struttura a livello di nanoscala. Per intenderci più facilmente: può riprodurre i percorsi neuronali del cervello umano.

In particolare, questo nuovo dispositivo, che entra quindi di fatto nella categoria dell’intelligenza artificiale 4.0, potrà utilizzare la vista come la utilizziamo noi.

Nuovi sviluppi scientifici…

Questa “scoperta” – o potremmo meglio dire “creazione” – rappresenta un vero e proprio passo verso uno nuovo sviluppo scientifico di computer neuromorfi. Ovvero? Ovvero, che ragionano come una mente umana piuttosto che come un computer che va avanti ad algoritmi.

Un piccolo passo (forse) per coloro che lavorano nel campo delle Nano Scienze e delle nuove Nano Tecnologie che porta gli scienziati del settore a sperare che l’intelligenza artificiale possa essere sempre di più un aiuto valido e solido alla mente umana.

Sarà davvero così? Quello che è certo è che l’informatica neuromorfica con questo dispositivo neuromorfico mostra come i computer possano elaborare e memorizzare informazioni simultaneamente a quelle del cervello umano. Questa caratteristica gli permetterà di imitare il sistema neurologico dell’uomo, complesso e ineguagliabile (almeno finora).

Dispositivo neuromorfico nel futuro

Cosa accadrà quindi in un futuro potremmo dire più che prossimo? Ad un certo punto questa invenzione del dispositivo neuromorfico aiuterà gli uomini – diciamo gli scienziati e gli ingegneri del settore – a creare robot che penseranno in tutto e per tutto come gli umani.

dispositivo neuromorfico e emozioni umane
Questo dispositivo neuromorfico sarà in grado anche di reagire come reagiamo noi umani a emozioni e sensazioni?

Avranno quindi anche le nostre stesse emozioni? Per quello forse servirebbe anche un cuore che batte, ma la domanda rimane aperta dai tempi di Blade Runner e mette in crisi tutti gli studiosi del settore.

Il punto è che si sta cercando di puntare ad intelligenze artificiali sempre più potenti e responsive, in grado di competere con il nostro cervello umano.

Idroni

Il dispositivo neuromorfico sarà utilizzato per la gestione e l’utilizzo di idroni. Macchine che potrebbero essere in grado di viaggiare a velocità incredibili verso siti remoti e trovare persone e dispositivi bloccati che sembravano essere scomparsi dal web.

dispositivo neuromorfico e idroni
Gli Idroni sono dei droni potenziati che utilizzano il dispositivo neuromorfico: come il nostro cervello attivano dei processi neuronali particolari.

Gli Idroni sono quindi droni potenziati da questo nuovo tipo di intelligenza artificiale. Insomma, delle macchine con capacità di problem solving incredibili.

Cosa può fare il dispositivo neuromorfico?

La più importante e speciale capacità che ha questo nuovo dispositivo neuromorfico è quella di osservare un’immagine e riconoscerla a vista d’occhio.

Con le sue particelle fotoattive, cattura la luce e la converte in carica elettrica trasferendo poi tutto su un grafene. Questo processo è molto simile a quello svolto dalle cellule cerebrali che sono impegnate nella vista.

Le sinapsi optoelettroniche che sono state sviluppate per questo dispositivo di intelligenza artificiale elaborano i dati in maniera neuromorfa, ovvero come lo farebbe la mente umana.

I ricercatori utilizzeranno questo tipo di tecnologia anzitutto per potenziare i dispositivi di riconoscimento facciale: ad esempio negli aeroporti, tra più di 10.000 persone individuarne una in particolare sarà un gioco da ragazzi.