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Coronavirus: come aiutare la ricerca

Programmi per sconfiggere il virus

Si può aiutare la scienza donando tempo

In questo delicato periodo in cui il coronavirus ci sta bloccando, molti sono i servizi di aiuto che si sono attivati. Dalle raccolte fondi per aiutare gli ospedali, come l’iniziativa di Chiara Ferragni e Fedez che sono riusciti a raccogliere tre milioni e mezzo di euro, alla solidarietà digitale. Ma chiunque può contribuire in questa situazione, senza necessariamente dover donare del denaro. Vediamo quindi come aiutare la ricerca per sconfiggere questo nuovo virus.

La Citizen Science contro il coronavirus

Avevamo già parlato di un’iniziativa simile tempo fa, anche in questo caso si tratta di un iniziativa di citizen science che prevede la “donazione” della potenza di calcolo dei propri computer per aiutare progetti di ricerca scientifica.

Il software è ideato dall’Università di Stanford e si chiama Folding@home e simula il ripiegamento proteico, processo che aiuta a decidere come trattare al meglio malattie anche molto gravi come il cancro. Ma le applicazioni sono innumerevoli, infatti può essere impiegato anche per combattere virus come la Sars o il coronavirus. Per poter trovare una cura efficace e capire le possibilità ci possano essere eventuali ricadute bisogna studiare come il virus si lega alle proteine dei polmoni.

aiutare la ricerca
Una schermata di Folding@home per aiutare la ricerca senza fatica

Nello specifico le proteine coinvolte sono quella del virus (chiamata proteina spike) e quella sulla superficie del polmone. Ed è importante scoprire e studiare tutti i modi in cui si muove e si piega in forme alternative, per fronteggiarla a dovere.

Per fare un lavoro tempestivo ci vorrebbero macchine con potere di calcolo più alto, oppure si può utilizzare la forza di molti computer messi insieme. Delegando piccole parti di calcolo a ciascuna macchina e poi “sommando” i risultati. così ottenuti Creando in questo modo uno dei più grandi sistemi di calcolo distribuito esistenti. Per farlo non servono donazioni o azioni complicate, ma pochi semplici click.

Basta collegarsi al sito foldingathome.org e scaricare il programma. Una volta installato andrà solamente lasciato il computer acceso nei momenti in cui non ci serve (mentre guardiamo un film o di notte) ma anche durante le nostre normali attività per regalare la potenza di calcolo che non stiamo utilizzando.

Se si avverte qualche rallentamento durante il normale utilizzo basterà diminuire la potenza di calcolo da condividere o se condividerla solo quando il computer è in pausa.

Aiutare la ricerca con Foldit

Se invece volete essere parte più attiva nella ricerca, allora potete usare un videogioco. L’Università di Washington ha realizzato un videogioco il cui obiettivo è quello di costruire delle proteine. Aiuterete così i ricercatori a scoprire tutte le combinazioni possibili.

Il videogioco si chiama Foldit ed è scaricabile gratuitamente dai play store, per ogni piattaforma. In questo modo vi divertirete aiutando però la ricerca. Ad oggi ci sono circa 20 mila giocatori attivi che costruiscono instancabilmente sempre nuove combinazioni proteiche.

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Una proteina creata con il videogioco Foldit

I risultati più interessanti vengono testati realmente e, se ritenute affidabili, sono  poi effettivamente realizzate per dimostrane l’efficacia.

Foldit ha caricato un aggiornamento speciale proprio per il coronavirus. Gli sviluppatori consigliano di eseguire prima il puzzle introduttivo per capire bene come funziona il gioco. Successivamente si potrà accedere al Science Puzzles in versione Beginner nel quale è presente quello dedicato al Coronavirus.

Ma è stato introdotto anche un update per la versione avanzata, dov’è possibile progettare una proteina antivirale partendo da zero e aiutare così la ricerca. Sul blog dedicato è possibile seguire tutti gli aggiornamenti del gioco riguardo il coronavirus. Nel video allegato invece si può vedere come testano e creano effettivamente le proteine più promettenti, create dagli utenti, nei laboratori dell’Università di Washington all’Istituto Protein Design di Seattle.

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