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Che relazione c’è tra Coronavirus e inquinamento?

Inquinamento e Coronavirus

Che relazione c’è tra i focolai di Covid-19 più importanti del mondo? Diamogli uno sguardo. La provincia cinese di Wuhan, una delle zone più industrializzate del pianeta. La pianura padana, polo industriale italiano, nonché tra i più importanti d’Europa. E come non menzionare l’ultimo allarmante focolaio, la grande mela. Che cosa hanno in comune questi luoghi? Oltre al dolore che li sta attraversando in questo momento? Sono tra le zone più industrializzate e popolose del mondo e, quindi, anche le più inquinate. Ma che relazione c’è tra l’inquinamento e il Coronavirus?

L’inquinamento aumenta la diffusione del Coronavirus?

Cosa sappiamo del male che sta attualmente squarciando il mondo intero? Ne conosciamo i sintomi, ne contiamo i contagiati, i morti e, fortunatamente, anche i guariti. Ma non sappiamo ancora con certezza da dove è arrivato, sono solo teorie quelle avanzate, così come è difficile delinearne la diffusione.

Per capirne la diffusione dobbiamo esaminare cosa hanno in comune i vari focolai. Ed è emerso che un filo comune è proprio l’inquinamento. Per questa ragione in molti hanno avanzato l’ipotesi che il virus corra veloce grazie allo smog. Ma può questa ipotesi essere vera?

Inquinamento Pianura Padana
Si è ipotizzato che l’alta concentrazione di polveri sottili presenti in pianura padana abbiano accelerato la diffusione del Covid-19

Le alte concentrazioni di polveri registrate nel mese di febbraio in pianura padana hanno prodotto un’accelerazione alla diffusione del Covid-19. L’effetto è più evidente in quelle province dove ci sono stati i primi focolai. Le polveri stanno veicolando il virus. Fanno da carrier. Più ce ne sono, più si creano autostrade per i contagi. È necessario ridurre al minimo le emissioni, sperando in una meteorologia favorevole”. Sono le parole di Leonardo Setti e Gianluigi di Gennaro, rispettivamente dell’università di Bologna e di Bari.

Ma anche questa è solamente una teoria. Teoria che in molti considerano totalmente infondata, come possono le polveri sottili essere vettori del virus? Potrebbe non esserci questo tipo di collegamento tra i focolai e il Coronavirus.

Per non rischiare che tutti inizino a puntare il dito altrove, l’epidemiologo Pierluigi Lopalco ci ha tenuto a precisare: “L’inquinamento fa male, ma con Covid-19 ho paura che c’entri poco. Non pensate che l’aria fresca possa fermare il contagio: il virus corre con le nostre gambe, non con i PM10”.

Il pianeta è tornato a respirare

Se le polveri sottili aumentano la diffusione del virus oppure no rimane ancora un mistero, ma quel che è certo è che c’è un diverso collegamento tra il Coronavirus e l’inquinamento. L’unico risvolto positivo di questa pandemia che ha sconvolto il mondo intero.

Cina inquinamento
La Cina prima e dopo la quarantena

Continuiamo a lottare per tornare alle nostre vite, continuiamo a piangere le nostre vittime. Ma cerchiamo di farlo un po’ più a cuor leggero, perché quello che ci ritroveremo, alla fine di tutta questa incredibile storia, sarà un mondo un po’ più sano. Il pianeta è tornato a respirare.

Tutti sono in casa. Non ci sono più veicoli che intasano le arterie che conducono nelle grandi città e nei più importanti poli industriali. Moltissime delle fabbriche che sbuffavano fumi nocivi dalla mattina alla sera hanno chiuso i battenti. E il mondo è finalmente riuscito a tirare una boccata d’ossigeno.

L’incredibile cambiamento dell’aria lo avevamo visto già poco dopo il lock down della Cina. Uno degli stati più inquinati al mondo rimandava immagini di cieli che si erano riscoperti azzurri.

Italia inquinamento
L’italia prima e dopo la quarantena

Oggi, invece, sono i dati italiani quelli che arrivano e che ci fanno sperare, in questo periodo buio. Da Milano a Roma, da Bergamo al Veneto, tutte i cieli più inquinati d’Italia sono tornati a splendere. Le immagini che ci mostrano i droni, che girano per le città deserte, ci fanno venire i brividi. Sono scenari post-apocalittici quelli che ci vengono presentati, eppure basta alzare gli occhi al cielo per capire che c’è qualcuno che ha tratto vantaggio da tutto questo, il pianeta.

La riduzione del monossido d’azoto in Italia va dal 24% al 47% con un picco, nella regione Veneto, che arriva fino al 60-80%.

E gli stessi numeri si stanno iniziando a riscontrare anche nelle altre città europee, Barcellona, Madrid, Lisbona, tornano a respirare.

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