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Secondo l’interpretazione scientifica maggiormente diffusa la Terra sta attualmente vivendo un’estinzione di massa (la sesta in tutta la sua storia). Eppure recenti studi hanno smentito questa teoria. Quale è la verità? La Terra sta davvero vivendo un’estinzione di massa o no?
Cos’è un’estinzione di massa
Quando sentiamo parlare di estinzione le prime cose che ci vengono in mente sono una guerra nucleare, un meteorite che colpisce la Terra, un virus incurabile e super contagioso, un attacco alieno!

Tutte teorie più o meno credibili. Ma non sempre una grande estinzione è così evidente. Decine di specie animali e vegetali spariscono per sempre dal pianeta ogni giorno e noi nemmeno ce ne rendiamo conto. Lo fanno in silenzio, passando inosservate, scomparendo dignitosamente senza lasciare traccia né memoria di sé.
Tuttavia, quando si parla di estinzione di massa essa deve avere delle caratteristiche ben precise. Si parla di un fenomeno di massa quando interessa una grande percentuale delle specie viventi presenti sul pianeta, percentuale superiore al 50% e, a volte, fino al 75%.
Esse devono scomparire in un periodo geologicamente breve di tempo e causare gravi e sconvolgenti cambiamenti negli ecosistemi e nella biodiversità. Se non ci accorgiamo dell’estinzione nel momento in cui essa è in atto i suoi effetti saranno evidenti: alterazione degli ecosistemi, perdita della biodiversità, nuove specie dominanti, cambiamenti degli habitat, lento recupero.
Cosa è successo le volte precedenti?
Se davvero stiamo vivendo un’estinzione di massa questa non sarebbe la prima volta. Secondo le teorie più accreditate sarebbe la sesta!

La prima volta è stata l’estinzione del tardo Ordoviciano, che portò alla perdita del 50% degli organismi complessi multicellulari che popolavano i mari. Dopodiché fu la volta dell’estinzione del tardo Devoniano, che portò alla scomparsa di ben l’82% delle specie viventi presenti sul pianeta.
La terza fu la più devastante, quella del tardo Permiano, che portò alla perdita dell’85% delle specie viventi. Dopodiché ci fu l’estinzione del tardo Triassico, che portò alla perdita del 76% delle specie viventi. A seguito di questo evento i dinosauri iniziarono a dominare il pianeta, destinati però anch’essi a scomparire con la quinta estinzione, quella del tardo Cretaceo.
Stiamo vivendo un’estinzione di massa?
Quella che stiamo vivendo ora quindi, se davvero può essere definita estinzione di massa, sarebbe la sesta vissuta sul pianeta Terra, e prende il nome di estinzione dell’Olocene e secondo le teorie più accreditate la causa principale sarebbe proprio l’attività umana.
Non si tratta, tuttavia, di un fenomeno cominciato recentemente, ma di un’estinzione iniziata migliaia di anni fa.
La comparsa degli esseri umani sul pianeta portò alla scomparsa delle mega faune. Il fenomeno si intensificò notevolmente poco prima del periodo coloniale e ancor di più nel corso dell’ultimo secolo.
Secondo gli studi l’attività umana causa una scomparsa delle specie da 100 a 1000 volte più rapidamente di quanto non farebbero naturalmente.
Tutto ciò è confermato da anni di studi e ricerche e da conferme di estinzioni via via sempre più frequenti. Ma allora, perché lo studio smentisce questa teoria?
Lo studio che smentisce questa teoria
Lo studio in questione è stato pubblicato su PLOS Bio da due ricercatori dell’Università di Harvard, i quali ritengono che sia troppo allarmistico gridare all’estinzione di massa.

Secondo i ricercatori per parlare di un fenomeno di massa devono essere incluse categorie tassonomiche superiori, a partire da generi e famiglie. La perdita di un intero genere, o peggio ancora di una famiglia, è di gran lunga più grave e pericoloso rispetto alla perdita delle singole specie.
Tuttavia, bisogna fare davvero molta attenzione a questo studio che rischia di minimizzare un problema che in realtà esiste ed è gravissimo.
Dal 1500 ad oggi abbiamo perso 102 generi diversi (lo 0,5% del totale) e la metà delle estinzioni sono concentrate nei mammiferi e negli uccelli.
Il fatto che l’estinzione attuale non abbia ancora raggiunto i livelli drastici delle cinque precedenti non vuol dire che non sia comunque in corso e che rischia di trasformarsi in una catastrofe della stessa portata. Bisogna quindi non minimizzare il problema e fare di tutto per evitare che esso si trasformi in un pericolo per tutto il pianeta e per la sua biodiversità.
