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Connettività Theta: Il ritmo segreto del nostro cervello

Sapete qual è uno degli obiettivi più ambiziosi della scienza? Capire come funziona il cervello umano. Negli anni sono state effettuate numerose ricerche, ma ce ne una che ha svelato alcuni dettagli davvero sorprendenti sul ritmo neurale definito anche connettività theta. Questo ritmo sarebbe la chiave per spiegare perché alcune persone riescono ad essere più flessibili e veloci, mentre altre hanno un pensiero più lento e riflessivo. Un ritmo segreto, diverso per ognuno di noi, che ci aiuta nei processi decisionali e a tenere a mente le cose definendo quello che poi semplicemente tutti noi chiamiamo intelligenza.

Connettività theta e intelligenza cognitiva

Vediamo ora che cos’è la connettività attesa e perché è fondamentale conoscerla per conoscere quelli che sono i processi di intelligenza cognitiva. Questi recenti studi di cui parlavamo nella nostra introduzione hanno dimostrato che il ritmo neurale di ogni cervello è diverso, ma che più o meno si manifesta in ognuno di noi con un’intensità che oscilla tra i 4 e gli 8 Hz.

È qui che il cervello si attiva, produce queste onde theta, ed è capace di risolvere i problemi complessi a prendere decisioni rapide. Grazie a questa connettività si riescono quindi ad affrontare i compiti cognitivamente impegnativi.

connettività theta
Che cos’è la connettività theta? Scopriamolo!

La particolarità però è che tale connettività non è uguale per tutti: ci sono persone con una maggiore capacità cognitiva, mentre altre sembrano avere una risposta inferiore. Le persone con un ritmo neurale intenso riescono ad effettuare una sincronizzazione delle onde theta nella regione medio frontale e ad attivare una modalità di lavoro coordinata che gli facilita la gestione delle informazioni.

In pratica, la connettività theta fornisce quella che è la base biologica della nostra flessibilità mentale, rendendo alcuni individui più brillanti di altri nell’attività di problem solving.

Il ritmo nascosto che guida le nostre decisioni

Si parla quindi di decisioni, scelte che prendiamo nel momento in cui i neuroni del nostro cervello si muovono all’unisono. Potremmo anche dire che la connettività theta non è altro che un maestro d’orchestra che compie un’armonia nascosta tra le onde cerebrali che riescono a sincronizzarsi tra le diverse aree corticali.

connettività theta
Ecco perché avere una migliore connessione neurale permette una maggiore capacità di problem solving

Una rete temporanea che permette di fare i collegamenti di informazioni diverse e di raggiungere una conclusione ad alto impatto. Un processo che quindi non è costante, ma che si attiva in determinati momenti cruciali, quelli in cui la mente umana ha bisogno di integrare le esperienze passate con gli stimoli presenti e le eventuali previsioni future. Un meccanismo complesso che rivela come ragioniamo, ma ci dice anche che le nostre performance cognitive possono essere migliorate se riusciamo a stimolare il cervello attraverso un training mentale mirato.

Connettività theta e memoria: un legame fondamentale

Abbiamo anche detto che la connettività theta a un ruolo centrale nella memoria. Gli studi di cui riparliamo oggi hanno infatti dimostrato che le onde theta sono fondamentali per andare a consolidare i ricordi e sono necessarie per richiamarli al momento opportuno.

Quando il cervello riesce a mantenere una buona sincronizzazione delle onde theta, i processi di apprendimento risultano più efficaci e duraturi. Ecco quindi che uno studente eccellente potrebbe semplicemente essere un essere umano che ha un’ottima capacità di sincronizzazione di questione, un ritmo del cervello più fluido rispetto allo studente più svogliato.

connettività theta
La connettività theta potrebbe essere la chiave per ridurre il rischio di alzheimer

Aldilà del quoziente intellettivo, potenziare la connettività attesa potrebbe aiutare a facilitare lo studio e la memorizzazione delle informazioni, soprattutto per chi ha difficoltà di apprendimento. Infatti, alcuni studi preliminari hanno poi rivelato che il ritmo del cervello potrebbe essere collegato anche a disturbi cognitivi come l’Alzheimer e la demenza. Questo significa che trovare il sistema di potenziare queste connessioni neurali potrebbe aiutare non soltanto le persone sane a sviluppare il proprio intelletto, ma potrebbe anche ridurre i problemi e aprire la strada a nuove possibilità diagnostiche terapeutiche per chi soffre di queste patologie.