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Morte di una stella in “diretta”, ecco come avviene

Così muoiono gli astri, ridotti a filamenti di luce

Spaghettificazione, ovvero la morte di una stella

La morte di una stella è un evento di cui molto si è scritto o teorizzato. Fino allo scorso anno però non c’erano testimonianze degli ultimi istanti di vita di un astro. E’ stata necessaria una collaborazione a livello internazionale fra la NASA e diversi osservatori per filmare in diretta la morte di una stella.

Morte per “spaghettificazione”. E’ questo il verdetto dei team di ricercatori che hanno potuto osservare il raro evento. Una scoperta che apre il campo a nuove indagini sull’attività dei buchi neri supermassici.

Ma come muore una stella? E perché il termine “spaghettificazione”? Enkey vi porta alla scoperta di uno dei fenomeni astronomici più misteriosi di tutti i tempi.

Spaghettificazione; così i buchi neri supermassici distruggono una stella

La morte di una stella è stata ripresa per la prima volta lo scorso anno, a Ottobre. Il fenomeno è conosciuto con un termine insolito e che fa quasi sorridere: spaghettificazione.

Ma cos’è veramente la spaghettificazione di una stella? E come si verifica? Il nome deriva dal modo in cui la stella morente viene ridotta a sottili filamenti luminosi. Brandelli di luce che richiamano, nell’aspetto, proprio dei lunghi “spaghetti”.

Riproduzione artistica della spaghettificazione di una stella
La spaghettificazione di una stella nell’interpretazione di un artista

La spaghettificazione avviene quando una stella si avvicina troppo a un buco nero supermassicio (o supermassivo). Si tratta dei buchi neri più grandi in tutto l’universo, con una massa fino a diversi miliardi di volte superiore a quella del Sole.

L’attrazione gravitazionale generata dal buco nero supermassicio è tale da catturare la stella e distruggerla. Tutto ciò che rimane dell’astro sono, appunto, sottili brandelli di materia. L’esplosione che ha luogo altro non è che la morte di una stella giunta al termine della sua esistenza.

Occhi puntati sul cielo per la morte di una stella

La spaghettificazione di una stella non è però così frequente come si potrebbe credere. Simili fenomeni sono generalmente poco conosciuti perché difficili da osservare.

Tanto il buco nero quanto la stella distrutta sono spesso oscurati da nubi di polvere cosmica e detriti. Di conseguenza, gli scienziati fino allo scorso anno avevano lavorato perlopiù in base a simulazioni. Non esistevano prove o dimostrazioni di cosa accadesse realmente nel momento in cui una stella andava incontro alla sua fine.

La morte di una stella non era mai stata ripresa
Fino allo scorso anno esistevano solo teorie sulla morte di una stella

La diretta sulla morte di un stella si deve a un team di ricercatori di Birmingham. L’astronomo Matt Nicholl ha coordinato un team di ricercatori internazionali. Che si sono avvalsi fra l’altro della collaborazione con diversi osservatori internazionali.

Il team di ricerca di Nicholl si è infatti servito del Very Large Telescope e del New Technology Telescope dell’Eso (Osservatorio Europeo Meridionale). Alla ricerca ha collaborato anche l’osservatorio di Las Cumbres.

Ma non solo. I ricercatori si sono avvalsi anche delle riprese del satellite Swift della NASA. E proprio questa sinergia di occhi sullo spazio ha reso possibile la straordinaria ripresa della morte di una stella.

La morte di una stella ripresa per la prima volta in video

Il team di Nicholl ha così potuto osservare la rarissima esplosione dell’astro risucchiato dal buco nero supermassivo. Un fenomeno mai registrato fino a questo momento, che apre la strada a nuove scoperte. AT2019qiz è il nome della morte della stella, la più vicina mai osservata.

Il Monthly Notices of the Royal Astronomical Society  parla dell’equivalente astronomico di una stele di Rosetta. In effetti, grazie alla scoperta di Nicholl è possibile avere un’idea concreta di cosa avviene realmente all’interno di un buco nero.

Buchi neri supermassivi
La scoperta di Nicholl ha gettato luce sul mistero dei buchi neri supermassivi

La stella in questione, spiega Nicholl, si trovava nella costellazione dell’Eridano, a 215 milioni di anni luce dalla Terra. Aveva la stessa massa del nostro Sole e circa la metà di essa è stata completamente assorbita dal buco nero. Quest’ultimo era un autentico “mostro”, con una massa fino a un milione di volte più grande.

L’attrazione gravitazionale del buco nero ha letteralmente fatto a pezzi la stella, rilasciando i bagliori di luce catturati dai telescopi. Una scena, nelle parole dello stesso Nicholl, che sembra uscita da un film distopico di fantascienza.

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