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Dark World: come è fatto un pianeta extrasolare

Dark World, un pianeta extrasolare

Tutto il mondo conosce come è fatto un buco nero grazie alla foto impossibile realizzata digitalmente dopo anni di ricerche e osservazioni al telescopio. Esattamente lo stesso procedimento è stato eseguito per realizzare una seconda immagine impossibile, quella di LHS 3844b, denominato Dark World.

Chi è Dark World

Dark World, il cui nome ufficiale è LHS 3844b, è un pianeta scoperto nel 2018 dal telescopio TESS, il nostro cacciatore di pianeti. Per individuarlo è stato utilizzato il metodo del transito. Ovvero non è possibile davvero vedere il pianeta da questa distanza, ma possiamo scovarlo analizzando l’attenuazione della luce della stella attorno alla quale orbita nel momento del suo passaggio.

Dark World
LHS 3844b, rinominato Dark World

La stella attorno alla quale orbita è una nana rossa, la stella più comune e longeva della nostra galassia, attorno alla quale ruotano una grande quantità di pianeti. LHS 3844b e la sua stella si trovano a 48,6 anni luce da noi.

Dark World ha un raggio che misura circa 1,3 volte quello terrestre, è ricoperto da materiale vulcanico e sembra non avere atmosfera o, se ce l’ha, è estremamente sottile e rarefatta. LHS 3844b è un pianeta roccioso, ossia di tipo terrestre.

Come è stato identificato il pianeta

A identificare Dark World con il metodo del transito è stato, come detto, il telescopio TESS. Ma a studiarne le caratteristiche successivamente è toccato, invece, al SST, lo Spitzer Space Telescope (il telescopio spaziale Spitzer).

Quel che ha fatto Spitzer ha del sensazionale, infatti, è la prima volta che si riescono a ricavare così tante informazioni, sufficienti da ricostruire un’immagine, di un pianeta extrasolare di tipo terrestre.

TESS
Il telescopio spaziale TESS a caccia di pianeti extrasolari

È la prima volta che si riesce a rivelare la luce di un pianeta. Questa normalmente è offuscata da quella della stella madre. Ma Dark World è in rotazione sincrona con la propria stella, esattamente come la luna con la terra, ovvero rivolge ad essa sempre la stessa faccia. Ciò gli conferisce una temperatura superficiale di 770° C.

Tale temperatura irradia moltissima luce infrarossa, che è proprio la frequenza dello spettro elettromagnetico che Spitzer è in grado di rilevare.

Ciò ha permesso non solo di identificare il pianeta e di delinearne con precisione i confini, ma anche di capire le principali caratteristiche e di ricostruirne un’immagine il più veritiera possibile.

La superficie del pianeta

I dati raccolti dai due telescopi ci consentono di sostenere l’ipotesi che la superficie sia ricoperta da materiale vulcanico, donandogli una parvenza molto simile a quella della nostra Luna o di Mercurio.

Inoltre è stato possibile asserire con fermezza che LHS 3844b non ha un’atmosfera significativa. Ciò grazie alle rivelazioni della temperatura. La netta differenza tra la zona calda e quella fredda del pianeta vuol dire che non ci sono trasferimenti di calore da una parte all’altra, come, invece, avverrebbe in presenza di atmosfera.

Dark World, quindi, pur essendo un pianeta di tipo terrestre, non è compatibile con la vita, proprio vista l’assenza di atmosfera. Questo studio apre nuove soluzioni proprio per verificare la presenza o meno di essa e validarne la compatibilità con la vita.

La fotografia di Dark World

Ecco quindi che, dopo studi e rivelazioni, è stato possibile ricreare digitalmente l’immagine di un pianeta roccioso extrasolare: Dark World.

Dark World
La fedele ricostruzione di Dark World

Grazie alle osservazioni del telescopio Spitzer della NASA i ricercatori sono stati in grado di ricostruire un’immagine di LHS 3844b. Si tratta dei ricercatori dell’università di Harvard e del centro Smithsonian per l’astrofisica, coordinati dalla planetologa Laura Kreidberg.

La ricerca con tanto di immagine del pianeta è stata pubblicata sulla rivista Nature. Si tratta di uno scatto ravvicinato del pianeta rinominato Dark World, dove è possibile identificarne una superficie simile a quella lunare. Il materiale vulcanico di cui è ricoperto, infatti, è lo stesso riscontrabile nei mari lunari. Un lavoro eccezionale, come mai era stato fatto in precedenza, ma ricordiamoci che, seppure verosimile e decisamente affidabile, l’immagine è una ricostruzione e non una fotografia.

 

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