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Retina artificiale liquida di Novavido

Nel 2021 è stata presentata una nuova tecnologia in ambito scientifico-ottico, la retina artificiale liquida. Scopriamo nel dettaglio in che cosa consiste questa tecnologia. Come può servire a migliorare la qualità di vita di alcuni uomini e donne del nostro mondo?

In cosa consiste la retina artificiale liquida

La retina artificiale liquida è una proposta terapeutica e rivoluzionaria che punta a risolvere malattie dell’occhio che portano progressivamente alla cecità.

In particolare agirà nelle situazioni dove il nervo ottico funziona ma non sono presenti i fotorecettori che hanno il compito di assorbire la luce. Ad esempio la retina sarà funzionale in interventi che riguardano casi di retinite pigmentosa e degenerazione maculare.

Novavido: la start-up frutto di diverse collaborazioni

La start-up innovativa che ha studiato e introdotto la retina è Novavido. Il progetto è realizzato dall’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) e grazie anche all’aiuto e alla collaborazione del G-Factor di Fondazione Golinelli.

L’idea è nata da un progetto di ricerca di circa dieci anni fa. Il progetto ha coinvolto il Center for Nano Scienze and Technology di Milano, il Center fot Synaptic Neuroscience and Thechnology di Genova e anche l’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Verona.

I risultati ottenuto dopo le varie e diverse sperimentazioni sono stati pubblicati prima sulla rivista Nature Materials e successivamente sulla rivista scientifica internazionale Nature Nanotechnology.

retina artificiale liquida
La retina artificiale liquida usa i polimeri fotovoltaici che riescono ad attivare i neuroni

Come funziona la retina artificiale liquida

La retina, come spiega il fisico Guglielmo Lanzani, è realizzata basandosi sul concetto dei polimeri fotovoltaici che attirano la luce come i fotorecettori della retina. I polimeri fotovoltaici sono quindi usati per creare una protesi da impiantare visto che sono in grado di attivare i neuroni e trasformare la luce in segnale elettrico.

Solo in un secondo momento si è deciso di creare una sospensione di nanoparticelle polimeriche biocompatibili e fotoattive (una versione liquida e iniettabile sotto la retina) per sostituire i fotorecettori che non ci sono più a causa della malattia.

La protesi è leggera, flessibile, microiniettabile, altamente biocompatibile e sensibile alla luce visibile. Quest’ultimo particolare permette di stimolare la retina senza alimentazioni. Per far si che l’intervento funzioni il nervo ottico nel paziente deve essere presente e funzionante.

Il futuro della ricerca

Novavido inizierà nei prossimi anni a sperimentare effettivamente la retina artificiale liquida sull’uomo.

Questo passaggio alla pratica sarà possibile grazie ai finanziamenti della società farmaceutica Alfasigma, di Utopia SIS, dell’Istituto per non vedenti e ipovedenti David Chiossone e del Club 2021.

Gli interventi necessari ad impiantare la retina consistono in delle microiniezioni con ago cannula delle nanoparticelle. Esse saranno posizionate direttamente sotto la retina dove si sostituiranno ai fotorecettori danneggiati dalla malattia del paziente.

Ovviamente per realizzare il tutto in sicurezza servono iter complessi e costosi e personale altamente qualificato oltre che a soggetti conformi.

L’intervento, che comunque è raro che danneggi ulteriormente il tessuto oculare, potenzialmente potrebbe essere ripetuto anche più volte alla ricerca di risultati migliori e più prolungati nel tempo.

 

retina artificiale liquida
La retina artificiale liquida nell’intervento è impiantata direttamente sotto la retina danneggiata dalla malattia. L’immagine è presa dal sito ufficiale di Novavido

Come afferma Giorgio Metta, Direttore Scientifico dell’IIT:

“La nascita di Novavido è un caso emblematico di come la ricerca persegua il fine di migliorare la qualità della vita delle persone, avvicinandosi agli obiettivi di sostenibilità sociale alla quale una società sempre più inclusiva deve puntare”.

Novavido continuerà sicuramente a studiare la retina artificiale liquida ed estenderà i suoi studi anche per cercare di trovare metodi di risoluzione per altre malattie neurodegenerative della visione.