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Stiamo vivendo in un mondo, in un periodo storico, dove non sappiamo più a quale problema pensare. Il mondo è malato, sofferente e chiede a gran voce di essere salvato. Forse il problema più grande, nonostante talvolta passi in secondo piano, è proprio il riscaldamento globale. L’obiettivo principale di tutta la popolazione mondiale è ridurre le emissioni di gas. E la lotta a le emissioni si combatte su tutti i fronti. Ora anche dallo spazio. MethaneSat è il satellite, voluto dall’Environmental Defense Fund, che monitorerà le emissioni di gas serra.
Il metano e le emissioni di gas
Tra tutti i gas serra il metano è tra i più dannosi, ma, fortunatamente, è anche possibile rilevarlo. Il metano ha un incredibile potere climalterante, ben 25 volte superiore a quello del più chiacchierato CO2. La sua minore fama è dovuta, probabilmente, al fatto che la sua dispersione si era fermata per diversi anni. Principalmente per il periodo che va dal 1990 al 2007. Ma poi c’è stata una crescita esponenziale della sua concentrazione nell’atmosfera.
Perché questo cambiamento? Molti studiosi hanno cercato di rispondere a questa domanda. Secondo Robert Howarth, professore di biologia ambientale alla Cornell University, la metà delle nuove emissioni di metano, degli ultimi 15 anni, arrivano dalle fughe di gas degli impianti di fracking.
Mentre uno studio combinato dei ricercatori dell’Environmental defense Fund, di Harvard, del Georgia Tech, del Netherlands Institute for Space Research e sulla base dei dati forniti dall’Agenzia Spaziale Europea, ha esaminato i bacini di gas e petrolio tra il Texas e il New Mexico. Lo studio ha dimostrato che, tali bacini, stanno rilasciando metano 15 volte superiore a quello fissato per legge.
Sembra siano stati stanati i colpevoli, quindi, ma come è stato possibile farlo?
“Questi risultati dimostrano la capacità della tecnologia satellitare di monitorare le emissioni a effetto serra e di fornire i dati necessari sia alle aziende che ai regolatori per sapere dove bisogna intervenire”. Spiega Steven Hamburg, Capo Scienziato dell’Environmental Defense Fund.
L’Environmental Defense Fund e MethaneSAT
Abbiamo visto, quindi, il grande lavoro che sta svolgendo l’Environmental Defense Fund, una delle più grandi e attivi organizzazioni ambientaliste del mondo. La quale utilizza le più recenti innovazioni tecnologiche per risolvere i più grandi problemi ambientali.
A tal proposito è stata proprio l’organizzazione a lanciare il progetto MethaneSAT. Il satellite è stato presentato al mondo circa un mese fa e, insieme ad esso, l’utilizzo che se ne vuole fare.
MethaneSAT, infatti, è in grado di individuare le principali fughe di metano, di identificarne la zona precisa e anche l’ampiezza della perdita. La maggior parte delle emissioni di gas, infatti, provengono proprio dalle perdite, ignorate e sottovalutate dalle aziende competenti.
Le fughe di metano arrivano dai più grandi gasdotti e dagli impianti di estrazione di petrolio e di gas. Environmental Defense Fund fa anche sapere che, i dati che verranno raccolti da MethaneSAT verranno resi pubblici. Con questa mossa vogliono invogliare e incentivare le aziende e gli stessi governi a intervenire prontamente su queste perdite.
Il lancio del satellite MethaneSAT è previsto per il 2022.
Non solo MethaneSAT
MethaneSAT non è solo, anche se promette di essere ancor più preciso rispetto ai colleghi già all’opera. Abbiamo, infatti, già visto di cosa sono capaci i satelliti a caccia di pericolose emissioni di gas serra. Come l’importante e meticoloso lavoro svolto dai satelliti Sentinel, dell’Agenzia Spaziale Europea. Sono gli stessi satelliti che non danno solamente cattive notizie.
Durante il lockdown, infatti, proprio i satelliti europei Sentinel hanno mostrato le immagini che mostravano il sostanziale crollo del biossido di azoto sulla Pianura Padana. Il programma Copernicus Sentinel si sta per allargare con il lancio di altri tre satelliti. MethaneSAT sarà in buona compagnia.
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