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Influenza, l’anello debole del virus scoperto nei topi

L'influenza ha un punto debole; sempre più vicini a un vaccino universale

Un anticorpo umano attacca le proteine dell'influenza

L’influenza è una delle malattie più subdole e diffuse di tutto il mondo. Ogni anno il numero delle persone colpite dal virus cresce in maniera esponenziale. E anche i decessi sono in aumento, con numeri che in più di un’occasione hanno scatenato il panico.

Anche se in commercio esistono numerosi vaccini antinfluenzali, nessuno di essi è in grado di garantire la piena immunità. In altre parole, vaccinarsi non dà la garanzia di non contrarre l’influenza.

Questo avviene a causa della natura mutagena del virus, che è capace di adattarsi e modificare la sua struttura cellulare. Sviluppando, anno dopo anno, nuovi ceppi sempre più aggressivi e resistenti ai farmaci.

Ora, però, l’influenza potrebbe avere le ore contate. Analisi di laboratorio hanno rivelato un punto debole del virus. Che, se opportunamente sfruttato, potrebbe portare alla creazione di un vaccino universale. In grado di sconfiggere qualsiasi ceppo influenzale.

Il punto debole di quattro ceppi conosciuti

La notizia ha fatto subito il giro del Web. Anche perché le prospettive che apre sono sicuramente incoraggianti.

Il “punto debole” del virus sarebbe infatti comune a ben quattro dei diversi ceppi di influenza attualmente conosciuti.

L'influenza può essere sconfitta; ecco come
Le proteine che compongono l’esterno del virus vengono attaccate da un anticorpo che si trova negli esseri umani

La “forza” dell’influenza sta proprio nell’abilità del virus di utilizzare due diverse proteine per penetrare le difese dell’organismo.

Queste stesse proteine permettono all’influenza di trasformarsi, alterando la propria struttura cellulare. E costringendo scienziati e ricercatori, ogni anno, ad autentiche “lotte contro il tempo” per isolare i nuovi ceppi e sviluppare dei vaccini adeguati.

Le proteine sono però comuni a tutti e quattro e i ceppi. E il “poker d’assi” scoperto dai ricercatori della Vanderbilt University e dell‘Istituto Scripps è risultato reattivo a ciascun ceppo.

Influenza, l’anticorpo sperimentato sui topi

L’anticorpo individuato dai ricercatori è stato menzionato sulla rivista “Cell”, che ha dedicato uno speciale alla scoperta.

Si tratta di un anticorpo identificato con la sigla FluA-20. In particolare, sarebbe in grado di attaccare la proteina che ricopre il virus, l’emoagglutinina.

Gli esperimenti sui topi
Gli esperimenti si sono svolti su dei topi che non hanno contratto il virus dell’influenza

Gli scienziati hanno identificato il FluA-20 nel sangue di un paziente che si era vaccinato più volte. Dopo aver estratto l’anticorpo, lo hanno iniettato in alcuni topi. Successivamente, hanno osservato il comportamento dell’anticorpo quando quest’ultimo è entrato in contatto con quattro diversi ceppi dell’influenza di tipo A.

E la reazione è stata qualcosa di sorprendente. L’anticorpo FluA-20 ha identificato immediatamente l’emoagglutinina nel sistema immunitario. A quel punto ha sferrato il suo attacco, che si è rivelato vincente.

Per quanto i ceppi di influenza iniettati nei topi fossero diversi fra loro, il FluA-20 ha saputo snidarli. E in entrambi i casi, la reazione del virus è stata identica.

Un vaccino universale contro l’influenza

Ma per quale motivo questo anticorpo è riuscito a portare a termine la sua missione?

La risposta va cercata nel modus operandi del FluA-20. Che ha sorpreso perfino gli scienziati. Infatti l’anticorpo attacca l’emoagglutinina in un sito che fino a oggi era ritenuta invulnerabile.

I comuni vaccini antinfluenzali cercano di attaccare il “corpo” della proteina per distruggerla. Di conseguenza, quando il virus dell’influenza si trasforma, il vaccino non riesce più a identificarla.

Vaccino antinfluenzale
Il virus è in grado di mutare, eludendo i vaccini

Al contrario, il FluA-20 attacca la “testa” tondeggiante della proteina. Quest’ultima non era mai stata presa di mira dai principi attivi dei vaccini. L’opinione comune era che quell’area dell’emoagglutinina fosse inaccessibile, protetta da qualsiasi genere di attacco.

Invece non è così e il FluA-20 è in grado di legarsi in maniera indissolubile alla testa della proteina. Procedendo, quindi, a distruggerla. L’attacco così sferrato ha la capacità di arrestare la diffusione del virus e prevenire l’infezione. Come è accaduto nel caso dei topi.

Sfruttando questo particolare anticorpo, gli scienziati della Vanderbilt University e dello Scripps Institute sperano di poter sviluppare un vaccino-jolly. Ovvero un principio attivo in grado di distruggere l’emoagglutinina in qualunque forma si presenti.

Se davvero i risultati saranno all’altezza delle aspettative, il vaccino universale contro l’influenza potrebbe essere una scoperta in grado di rivaleggiare con quella della penicillina. E rivelarsi fondamentale anche per sconfiggere altri virus che non sono mai stati ufficialmente debellati; ad esempio l’HIV e l’Epatite C.

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