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Kingdom Come Deliverance: una novità interessante

Kingdom Come Deliverance

Uno degli argomenti più chiacchierati dai videogiocatori in questo periodo è senza dubbio Kingdom Come Deliverance titolo realizzato per offrire un’esperienza realistica e riproduttiva nei minimi dettagli.
Tra chi lo adora e chi lo definisce addirittura ingiocabile sono tantissimi i pareri a riguardo ed è utile, a questo proposito, fare un po’ di chiarezza ed analizzare le caratteristiche di questo titolo.

Ai tempi del Medioevo

Come ormai tutti avranno avuto modo di constatare, Kingdom Come Deliverance è ambientato nel periodo del Medioevo in particolare verso la fine del 14esimo secolo. La storia è quella di Henry figlio di un umile fabbro.
Gli sviluppatori, trattandosi di un gioco che potremmo definire storico, hanno puntato tantissimo sul realismo di questo titolo fornendo tutte le informazioni necessarie e facendo particolare attenzione ad ogni singolo dettaglio.
Nello specifico siamo negli anni dello Scisma d’Occidente nel quale Venceslao IV figlio primogenito del Re Carlo IV e successore al trono di Boemia viene rapito da una congiura di nobili. Sigismondo, fratellastro del Re, ne approfitta per invadere la Boemia e per mettere a ferro e fuoco il Paese attaccando abitazioni e abitanti.
Nel corso di queste scorribande viene coinvolto anche il villaggio di Henry. Il ragazzo riuscirà a fuggire ma, purtroppo, la sua famiglia e i suoi amici saranno sterminati dall’esercito.
Da qui comincerà la sua avventura.

Struttura e caratteristiche del gioco

Ad un primo superficiale sguardo Kingdom Come Deliverance sembra presentare tutte le caratteristiche di un qualsiasi gioco di ruolo fantasy. Tuttavia, come detto, all’interno di questo gioco non sono presenti elementi fantastici e questo si può comprendere già dalle prime ore di gioco.
Gli abitanti, ad esempio, sono vestiti e presentano arnesi appartenenti proprio a quell’epoca storica, i villaggi sono spogli così come le abitazioni e le strade sono fatte di fango e letame.
Uomini e animali convivono spesso insieme e in generale l’aspetto grafico di questo titolo, seppur ben realizzato nei dettagli, appare alle volte piatto senza alcun elemento che possa attrarre in particolare.
Sul fatto che si tratti di un gioco di ruolo però non c’è alcun dubbio. Il tutto è realizzato in prima persona ed è possibile modificare praticamente qualsiasi caratteristica del proprio personaggio, a partire dal vestiario, inventario, armi fino anche a quelle che saranno le scelte “morali” del nostro eroe.
Durante il corso del gioco infatti ci saranno diverse situazioni nelle quali bisognerà selezionare una risposta o scegliere come agire di fronte a un avvenimento in particolare.
Ogni scelta naturalmente andrà a rafforzare o indebolire una determinata caratteristica (Forza, Fede, Agilità ecc.) in modo tale da modificare le statistiche stesse del personaggio. Oltre a questo si potranno acquisire abilità man mano che si andrà avanti nel gioco e che le statistiche di Henry miglioreranno.

E il sistema di combattimento?

Uno degli argomenti più discussi circa questo Kingdom Come Deliverance è il sistema di combattimento il quale ha generato da subito una sorta di amore/odio. Se per quanto riguarda la trama, la narrazione e in generale la contestualizzazione dei personaggi c’è ben poco da ridire, per quanto riguarda il combat system ci sono alcune note.
In generale è possibile sferrare un fendente o una stoccata con tasti differenti, o combinare i due attacchi per ottenere un danno maggiore. In più è possibile schivare o parare i colpi dell’avversario.
Tuttavia c’è da dire che la responsività non è delle migliori e che, naturalmente, l’abilità in combattimento di Henry dipende da vari fattori. Oltre alle semplici statistiche infatti conta anche il tipo di arma, il peso, la presenza di ferite o ancora l’alimentazione la quale deve essere non eccessiva o la presenza di alcol nel sangue.
Anche in questo caso gli sviluppatori hanno voluto puntare tutto su quello che è il realismo rendendo però in questo modo alcune fasi forse un po’ troppo macchinose.

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