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I videogiochi più strani – Parte 2

"Dal tutto" agli anni '90.

The Stanley parable

Ed eccoci alla seconda parte dei videogiochi più strani di quest’ultimo decennio. Se non vi sono bastate capre volanti e buchi neri con manie di grandezza ecco un’altra interessante carrellata di titoli imperdibili.

Videogiochi strani ma imperdibili

Cultist Simulator

Questo gioco ha del mistico fin dalle prime schermate. Partiamo infatti dal presupposto che non viene spiegata assolutamente la meccanica di gioco all’inizio, niente tutorial quindi, si parte nel vivo. Si procede a tentoni, sta proprio al giocatore capire come muoversi. Quello che è certo è che l’obiettivo finale è fondare un nuovo culto.

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Tra i videogiochi molto particolari c’è di sicuro Cultis Simulator

Si parte da due carte: una è un verbo e una è un oggetto e bisogna unirle nel modo corretto per far accadere delle cose e sbloccare nuovi verbi. Passato un po’ di tempo in cui ci si deve ambientare, quindi, si passa all’azione vera e propria, si scoprono misteri e si sbloccano nuove situazioni. Non si tratta di un videogioco normale, ma di una vera e propria esperienza narrativa. Non fatevi ingannare dall’apparenza: non è un semplice gioco di carte.

Hypnospace Outlaw

Questo gioco è una vera e propria chicca per i nostalgici degli anni novanta. In Hypnospace Outlaw vi troverete a impersonare una specie di poliziotto del web che per indagare dovrà schivare hacker, pubblicità invasive, troll, virus, tutti quelli che tentano di violare il copyright e chat instabili.

hypnospace outlaw
La grafica pixelata e esternamente colorata è quella tipica degli anni ’90

In sostanza si tratta di giocare ad un puzzle game, procedendo anche in questo caso un po’ per tentativi. Ma non si tratta solo di trovare illeciti sul web, il bello (o brutto) di questo gioco sta proprio nel farsi trasportare da questo mondo naif e psichedelico saltando da un link ad un altro.

Everything

Eccoci qui ad interpretare il tutto. In Everything infatti ci si può trasfigurare in una specie di Dio e diventare l’universo stesso. Diventa così possibile incarnarsi in qualsiasi elemento del gioco e interagire allo stesso modo con ciò che ci circonda. Orsi, insetti, ma anche pianeti e l’intero sistema solare, fino a tornare alle particelle di polline volanti. Ma quindi quale potrebbe essere mai l’obiettivo di gioco?

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Con Everything potrete interpretare anche una torta

Impersonando qualsiasi cosa, i produttori, sperano che di farci riuscire a conoscere meglio ciò che ci circonda e ad entrare in sintonia con tutto il creato. Il gioco è poi arricchito da molte citazioni di Alan Watts, scrittore zen e filosofo. Sicuramente uno dei videogiochi più particolari che abbiate mai visto.

The Stanley Parable

Questo titolo ha un che di mistico e la storia è una via di mezzo tra i film Sliding Doors e Vero come la finzione. Il protagonista è un noioso impiegato di un’azienda come tante, la sua vita si basa principalmente sul lavoro. Ogni nostra scelta però farà sì che nel gioco accadano degli avvenimenti, ogni linea narrativa arriverà a sbloccare uno dei dodici finali previsti.

the stanley parable
The Stanley parable ha dodici finali diversi

Rispetto ad altri videogiochi può sembrare di per sé un game play noioso, ma invece nasconde tante piccole chicche: come la sfida che richiede di giocare per un Martedì intero, oppure di riavviare il gioco, fino all’ultima sfida, la più complessa: non giocare a The Stanley Parable per cinque anni.

L’ottobre scorso è stato sbloccato dai primi giocatori l’ultima sfida, il creatore Davey Wreden ha commentato così:

A chi ha raggiunto il risultato, ricordate che molte persone cercheranno di chiedervi com’è, oppure di succhiarvi via un po’ della vostra stoica beatitudine semplicemente standovi vicini fisicamente. Vi incoraggerei a trattare quelle persone con condiscendenza e sdegno, per evidenziare l’enorme divario tra ciò che voi siete riusciti a ottenere nella vita e quello che invece sono riusciti a raggiungere loro.

Che altro potremmo aggiungere se non: “Provate anche voi questo gioco e fateci sapere tra cinque anni“.

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