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Le guerre sono sotto gli occhi di tutti anche se facciamo finta che non esistano. Sono il risultato della ricerca spasmodica di potere e ottenere potere significa anche avere il controllo dell’energia. Ma come è possibile andare contro il cambiamento climatico? Trovando nuove soluzioni che possano garantire elettricità abbondante, pulita e sicura. Ecco dunque che si torna a parlare di fusione nucleare. Una prospettiva ambiziosa che si propone di riprodurre sulla terra il processo che alimenta le stelle per generare energia praticamente inesauribile.
Cos’è la fusione nucleare e perché è diversa dalla fissione
Ma facciamo chiarezza. Per i meno esperti, quando si sente parlare di nucleare la prima cosa a cui la nostra mente va è il processo che divide nuclei pesanti come l’uranio e produce energia. Questo processo di fissione in passato ha creato molti noti problemi, la scienza però è sempre comunque al servizio dell’uomo e la fusione nucleare potrebbe essere la soluzione perché funziona in maniera opposta rispetto alla fissione.
Questo tipo di processo unisce nuclei leggeri, come ad esempio quelli dell’idrogeno, in condizioni estremi di calore e pressione. La fusione rilascia poi enormi quantità di energia esattamente come accade sul sole. È proprio questo meccanismo che permette alla nostra stella di brillare ed è proprio questo meccanismo che potrebbe salvarci.

Altra particolarità della fusione nucleare che rispetto alla fissione non produce scorie radioattive a lunga vita, inoltre non comporta rischi di incidenti catastrofici legati a reazioni fuori controllo. Insomma, se diventasse una realtà industriale potrebbe rivoluzionare il panorama energetico mondiale.
Niente più dipendenza, ma solo libertà
La bellezza della fusione nucleare e che potrebbe essere un meccanismo utile ad evitare la dipendenza di uno Stato sull’altro. Le materie prime utili alla fusione come il deuterio estratto dall’acqua di mare o il litio sono abbondanti e sono ben distribuite su tutto il globo. Per questo non si dovrebbero attuare catene di approvvigionamento fragili come accade invece oggi con i combustibili fossili.
In più la fusione non produce emissioni di anidride carbonica: genera energia e non lascia scorre da gestire per millenni, problema che tutt’oggi affligge il nostro pianeta. C’è poi la questione della sicurezza, dove un reattore a fusione non è rischioso come una fissione perché non rischia l’esplosione incontrollata. Se le condizioni di temperatura e pressione non dovessero essere mantenute la reazione andrebbe semplicemente a spegnersi.
Le sfide tecnologiche da superare
Nonostante tutti gli enormi benefici che vi abbiamo elencato, purtroppo attuare la fusione nucleare è ancora un miraggio perché non abbiamo a disposizione una tecnologia adeguata ad attuarla. Tutto è ancora in fase di sperimentazione.
Il principale ostacolo che stanno incontrando gli scienziati del settore e creare e mantenere lo stato della materia in cui i nuclei possono fondersi (plasma) a temperature maggiori di cento milioni di gradi. Contenere questo plasma è difficile e per farlo servono potenti campi magnetici come gli impulsi laser ad intensità straordinaria. Manca quindi il meccanismo di controllo della stabilità, meccanismo che si spera verrà attuato grazie all’avvento di tecnologie di altissimo livello.

Tra le altre sfide da superare c’è poi quella del bilancio energetico. Finora infatti i reattori sperimentali hanno durato fatica a produrre più energia di quanta giorni consumino. La possibilità di superare questo limite esiste ma si dovrebbe aprire la strada ad un futuro in cui la fusione diventi fonte di energia praticabile. Strada che purtroppo i governi per interessi economici stanno ostracizzando.
Lo stato attuale della ricerca
A che punto si trova dunque la ricerca relativamente alla fusione nucleare? Da alcune fonti sul web abbiamo capito che attualmente i progetti più simbolici del settore sono due. Uno è ITER il grande reattore sperimentale che attualmente in costruzione in Francia. L’altro è il National Ignition Facility negli Stati Uniti, un reattore che lavora con la fusione a confinamento inerziale basata sul laser.

Entrambi questi progetti stanno facendo grossi passi avanti anche se la loro piena operatività è ancora lontana. Al tempo stesso ci sono poi alcune aziende private e altre start-up innovative che stanno investendo in approcci alternativi. L’obiettivo è creare un prototipo funzionante in tempi brevi.
Se però la combinazione tra ricerca pubblica e privata riuscisse a creare un ecosistema dinamico in cui si abbandona la competizione per attuare la piena collaborazione, i risultati si raggiungerebbero con molta più facilità.
