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Recentemente il mondo della scienza legato allo spazio è stato arricchito da uno scatto eccezionale. Un satellite della NASA è riuscito a catturare un brillamento solare dimostrando tutta la forza del sole. Non solo, il fenomeno riporta poi l’attenzione degli scienziati su quelle che possono essere le conseguenze dirette sul nostro pianeta di fenomeni come questo. Oggi vediamo come quest’immagine che si è diffusa dagli osservatori spaziali ritragga un potentissimo lampo di energia e plasma liberato dalla stella più luminosa dell’universo.
Brillamento solare: cos’è e come nasce
Come sempre, prima di parlare della notizia del giorno, un piccolo appunto su che cos’è un brillamento solare. Si tratta di un’esplosione improvvisa e fortemente intensa di quella che è l’energia superficiale del sole. Quando si verifica? Di solito, quando le linee del campo magnetico si connettono tra di loro andando a liberare una grande quantità di radiazioni elettromagnetiche.
Queste radiazioni, che vanno dal radio fino ai raggi X e gamma, producono questo fenomeno che è anche associato alle macchie solari e a quelle che sono le zone più fredde del sole magneticamente instabili. È proprio qui che possono accumularsi grandi quantità di energia, che viene poi rilasciata durante eventi spettacolari come quello che è stato scattato dalla NASA.

Oggi vi parleremo infatti di una delle ultime eruzioni, classificata come sempre in base alle tre categorie principali, ovvero C, M e X. I brillamenti di classe X sono quelli più forti che poi possono produrre anche effetti significativi anche sul nostro pianeta, e l’evento scattato recentemente immortala proprio una classe X 2.7, ovvero una delle più intense mai registrate.
Come viene osservato questo fenomeno?
Ma come ha fatto la NASA a catturare uno scatto di questo intenso brillamento solare? Gli scienziati si sono serviti di strumenti altamente specializzati, nello specifico il Solar Dynamics Observatory (SDO). Altre agenzie spaziali utilizzano anche i satelliti metereologici GOES. Uno strumentario capace di monitorare costantemente il sole in diverse lunghezze d’onda. In particolare lo strumento della NASA riesce a monitorare l’ultravioletto estremo, che poi il point dove i brillamenti appaiono come lampi accecanti.
L’evento di cui stiamo parlando oggi, avvenuto lo scorso maggio 2025, a mostrato un bagliore improvviso che ha positivamente scioccato gli scienziati perché è stato seguito da getti di plasma che il sole ha proiettato verso lo spazio. Qui si è potuto analizzare l’intensità del fenomeno e la stima sugli effetti del meteo spaziale è stata sconcertante: l’insieme delle condizioni fisiche nell’ambiente solare avrebbe potuto colpire ed influenzare la terra, il che preoccupa gli studiosi.

Questo perché gli effetti di un brillamento solare sul nostro pianeta potrebbero avere conseguenze rilevanti. Soprattutto se come in questo caso il fenomeno è accompagnato da un’espulsione di massa coronale (CME) le particelle cariche di energia raggiungendo il nostro pianeta causerebbero delle tempeste geomagnetiche. Conseguenza? Aurora è spettacolari, disturbi alle comunicazioni radio e interferenze nelle reti elettriche e nei sistemi GPS.
Questa volta il fenomeno non è generato CME verso il nostro pianeta, ma comunque provocato dei blackout temporanei tra Europa, Asia e Medioriente. Non solo, a quanto pare si sarebbe registrata un’improvvisa ionizzazione della parte alta dell’atmosfera terrestre. Un campanello d’allarme che ci deve far tenere alzate le antenne nei confronti di questi fenomeni scientifici.
Perché il brillamento solare di maggio 2025 è importante
A questo punto, anche se può sembrare una riflessione ovvia, il brillamento solare dello scorso maggio è un fenomeno importantissimo perché si inserisce all’interno di un periodo di forte attività del sole. Il 2025 infatti si sta dimostrando l’anno del massimo solare del ciclo 25, ovvero un momento storico in cui i fenomeni come quello descritto sono sempre più frequenti ed intensi.

Tenere sotto controllo questi eventi può aiutarci a prevedere i possibili disturbi alle infrastrutture tecnologiche e proteggere non soltanto le reti elettriche sistemi di comunicazione ma anche i satelliti che ci tengono in costante collegamento con l’universo.
Anche se gli scatti della NASA provenienti dallo spazio non sono poi così spettacolari, sono comunque dei reperti scientifici preziosi che possono aiutare gli studiosi ad analizzare la forma, la durata e l’intensità di un fenomeno che se non controllato potrebbe interferire con la salvaguardia del nostro pianeta.
