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Il covid aveva regalato un po’ di pace alla natura. Le fabbriche erano chiuse e le auto non circolavano, lo smog era notevolmente diminuito al punto tale che il clima stava nettamente migliorando in pochi mesi. Il covid però è ormai storia passata e l’inquinamento è tornato potente a distruggere la pace delle città (e non solo). Gli ambientalisti, che da sempre cercano soluzioni alternative per migliorare la qualità della vita non solo dell’essere umano ma soprattutto dell’ambiente, ultimamente non fanno altro che ripetere che è necessaria una rinaturalizzazione urbana. Ma cosa significa? Ma soprattutto sarà davvero efficace nel combattere la crisi climatica, o il degrado ambientale? Lo scopriamo in questo articolo.
Rinaturalizzazione urbana: ricerca di benessere nelle metropoli congestionate
Dunque, oggi parliamo di rinaturalizzazione urbana, un termine che fino a qualche anno fa era utilizzato in maniera molto marginale, ma che oggi è al centro di molte agende politiche e culturali. Questo perché viviamo in un’epoca segnata dalla crisi climatica e dal degrado ambientale. L’obiettivo è quello di cercare di aumentare il benessere dell’uomo e dell’ambiente nelle metropoli congestionate.
Ma cosa significa rinaturalizzare una città? Significa restituire spazio alla natura all’interno dei contesti urbani. Attenzione che non stiamo parlando di piantare alberi o costruire delle nuove aree verdi o parchi. Qui si parla proprio di rigenerare delle aree dismesse o ancora di riportare alla luce fiumi coperti.

Se l’urbanizzazione selvaggia ha trasformato la città in un cumulo di cemento, oggi si cerca di trasformare molti degli elementi urbani presenti in chiave ecologica. Un esempio sono i tetti verdi e le facciate realizzate in ecosistemi verticali. Oltre a questo le amministrazioni comunali e provinciali di tutto lo stivale stanno cercando di ripensare la mobilità in modo di far entrare quanto meno smog possibile all’interno delle aree urbane centrali.
Nuova tendenza o reale obiettivo?
In molti pensano che la rinaturalizzazione urbana sia più che altro una nuova tendenza che guarda a qualcosa di ideale ed estetico. La realtà però è che le città stanno diventando sempre più fragili. Soprattutto quelle grandi hanno talmente tanti problemi a livello strutturale che secondo qualcuno potrebbero addirittura implodere su se stesse.
Una visione un po’ catastrofica che però ci fa capire quanto sia importante recuperare il rapporto tra ciò che è urbano e ciò che è natura. Del resto non è ormai più un segreto per nessuno che esistono cose come l’inquinamento atmosferico, l’inquinamento rustico, le ondate di calore e gli eventi metereologici estremi, tutte calamità che vengono coadiuvate dall’edilizia massiva.
Insomma, tutto si muove per rendere meno vivibili gli ambienti urbani e qui il re naturalizzare la città si pone come risposta concreta a tutte queste calamità di cui abbiamo parlato. Intervenire sul verde urbano, infatti, significa ad esempio ridurre in maniera netta l’effetto definito “isola di calore”. L’isola di calore e quella condizione per la quale le città registrano temperature anche di diversi gradi superiori rispetto alle aree rurali circostanti. Nelle aree rurali infatti le piante oltre a fornire umbra vanno a favorire la traspirazione e raffrescato naturalmente l’aria.
Ma c’è di più: gli alberi assorbono l’anidride carbonica, migliorando la qualità dell’aria, e offrono riparo a moltissime specie animali il che aumenta il valore sociale e culturale di un quartiere.
Rinaturalizzazione urbana e gestione dell’acqua
La rinaturalizzazione urbana e poi utile anche nella gestione dell’acqua. Avere a disposizione in un contesto urbano dei terreni più permeabili, dei fossi verdi o delle aree umide integrate proprio nel tessuto della città aiuta a trattenere filtrare l’acqua piovana. Questo riduce il rischio di allagamento, ormai sempre più frequente a causa delle precipitazioni improvvise e intense e crea una vera e propria infrastruttura naturale che rende la città più resiliente oltre che resistente.

Inoltre, aldilà della dimensione ambientale, Ri naturalizzare ha un valore profondo legato anche alla salute pubblica. Abbiamo trovato online qualche studio che ha dimostrato che vivere vicino a degli spazi verdi migliora la salute mentale, incoraggia l’attività fisica e riduce i livelli di stress. Non solo, favorisce anche la socializzazione. Ciò significa che è una città più verde e anche una città più umana dove il benessere del singolo individuo va ad intrecciarsi con quello della collettività.
Ostacoli da superare
Nonostante ci siano molti esempi di rinaturalizzazione urbana, come ad esempio il bosco verticale di Milano che ha ridefinito il rapporto tra architettura e vegetazione, non mancano ovviamente degli ostacoli a rendere questa pratica attuabile un po’ dovunque.
Il primo di questi ostacoli è chiaramente il capitale di rischio in termini economici, perché i costi iniziali di questi progetti sono sempre molto alti e spesso attuare questi progetti significa anche ritrovarsi di fronte al fenomeno della gentrificazione. Significa che i benefici ambientali coincidono con l’aumento dei prezzi immobiliari, il che impedisce alle fasce più deboli di poter beneficiare di un posto all’interno di queste aree rinaturalizzate.
Speriamo che la natura possa ritornare in ogni città, accompagnate da politiche sociali attente anche a questo oltre che ad una progettazione fatta come si deve e partecipata da tutta la comunità cittadina.