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Death Stranding è il nuovo titolo per PS4 uscito lo scorso 8 novembre e si propone come un’esperienza unica rispetto quello che vi aspettereste da un videogioco. Un gioco che ha dietro un mondo tutto suo, che si prefigge obiettivi chiari e forse anche un po’ utopistici, ma che riesce comunque a sorprendere e affascinare.
Death Stranding
Una storia poetica, sottili allusioni permeano la trama, si parla di nascita, ma anche e sopratutto di morte. Si toccano molti temi: dal mito della frontiera americana, all’esperienza della paternità, dall’esistenzialismo, alla mistica orientale passando per nozioni di orienteering. Ma c’è anche altro, ci sono infatti allusioni a temi attuali come le polemiche su Amazon e la sua logistica governata dall’IA, la guerra, oltre che ad una profonda riflessione sull’isolamento che i social network generano.
Non solo un videogioco quindi, ma un testo esteso che va oltre la pareti dello schermo, che vi porta a riflessioni importanti. Il titolo è un progetto realizzato per la prima volta completamente da Hideo Kojima, noto per la saga di Metal Gear.
L’ambientazione ha sentori di disperazione con note spettrali, esplorando i luoghi ci si imbatterà nelle distese islandesi, tra rocce nere vulcaniche, per cime innevate tra le Alpi fino ad alcuni sentieri tra i Pirenei. Kojima si rifà al concetto di chiralità, per cui un oggetto non è sovrapponibile alla sua stessa immagine riflessa specularmente. Un esperienza che evocherà emozioni familiari per chi normalmente gioca molto con la consolle.
L’emozione più esplorata è sicuramente la solitudine, per questo grazie al viaggio prende vita, un passo alla volta, il disegno per riconnettere gli esseri umani. Riallacciare le relazioni e riuscire così a ricostruire una comunità.
La trama
Il protagonista, Sam Porter Bridges, ha l’obiettivo di riconnettere le città ormai isolate e ricostruire così la società frammentata. Lo fa attraverso la consegna dei pacchi, ogni viaggio andrà quindi pianificato, decidendo quali e quanti oggetti portare a spalle, le armi e la strada da intraprendere. I ponti e le strade vanno costruite, ma restano poi a disposizione di altri giocatori.
Infatti lo spazio di gioco è “contaminato” dal passaggio dei giocatori precedenti, non si gioca assieme, ma questi possono lasciare messaggi e segnali in grado di aiutare il protagonista nella sua impresa. Ovviamente affinché non si vada a creare più confusione che altro, c’è un limite rispetto a quanti elementi possono essere visti durante la partita. Ma la condivisione in Death Stranding non finisce qui, infatti è possibile anche condividere armi e strumenti ottenuti durante il gioco. Creando una vera e propria economia del dono, creando un sistema di relazioni virtuoso.
Un altro elemento interessante è il fattore tempo: la cronopioggia fa invecchiare persone e cose, anche le strutture e i ponti realizzati col tempo, quindi, si deteriorano fino a scomparire dalla mappa.
Il genere
Per la sua particolare connotazione il gioco è difficilmente inseribile nelle categorie classiche di genere. La storia poi non è solo disperazione e solitudine perché l’umorismo è dietro l’angolo. A partire da Norman Reedus (che interpreta il protagonista Sam Porter Bridges) che nei momenti di pausa ammicca al giocatore e lo incita in qualche modo a continuare. Le vicende narrate sono drammatiche e demenziali contemporaneamente, per questo il titolo è un’esperienza molto particolare, unica nel suo genere, tutta da sperimentare.
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