Buco dell’ozono ed emissioni pericolose

Sapevate che sono stati rilevati 3 nuovi composti proibiti che causano il buco dell’ozono? Abbiamo letto un articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista PNAS che denuncia la questione e vogliamo parlarvene.

Buco dell’ozono in pericolo: i dati della rete

Com’è noto, la rete globale AGAGE di cui fa parte l’Osservatorio climatico “O. Vittori” sul Monte Cimone ha rilevato dati che dimostrano come ci siano 3 nuovi composti che stanno seriamente lenendo il buco dell’ozono.

L’osservatorio è gestito dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (ISAC) del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR). Stiamo quindi parlando di un’istituzione in materia che lavora continuamente per rendere il mondo un posto migliore e più pulito.

Scoperti nuovi composti chimici che ledono la sopravvivenza del buco dell’ozono.

Questi 3 composti sono 3 idroclorofluorocarburi. Sostanze chimiche che provocano il buco dell’ozono, la cui produzione ed uso sono proibiti anche dal famoso Protocollo di Montreal.

Il Protocollo di Monteral

Il Protocollo di Montreal è lo storico accordo ambientale multilaterale del 1987 che regola la produzione e il consumo di più di 100 sostanze chimiche lesive per il buco dell’ozono.

In passato si erano appunto eliminati dall’equazione ambientale i clorofluorocarburi. Ora si è scoperto che i loro sostituti (gli idrofluorocarburi) sono potenti gas serra che anch’essi provocano in breve durata cambiamenti climatici importanti.

Sono Gas che intrappolano fino a 15.000 volte più calore dell’anidride carbonica. Per questo anche loro sono stati banditi ed utilizzarli è divenuto illegale.

Le ultime valutazioni del buco dell’ozono

Nel 2018 sembrava che lo strato di ozono fosse sulla via del recupero. Era infatti stata fatta una valutazione che vedeva la situazione in netto miglioramento rispetto al passato. Ad oggi però si ricominciano a vedere dei peggioramenti.

Negli ultimi 2 anni si è registrato un aumento dei livelli di smog e inquinamento ambientale pari a quelli registrati intorno al 1980. Questo porterebbe entro il 2060 ad un netto peggioramento della situazione, tutto a causa della lunga durata delle sostanze chimiche nell’atmosfera.

Il monitoraggio è importante

Qualche passo avanti è stato fatto, ma è importante un monitoraggio continuo delle aziende che operano nel settori legati al rilascio di sostanze nell’ambiente.

A questo proposito, con lo studio di cui vi parlavamo pubblicato lo scorso febbraio 2021 sulla prestigiosa rivista PNAS, si è visto che è necessario introdurre nuove normative al Protocollo di Montreal. Nuovi emendamenti che regolino le emissioni non intenzionali di sostanze tossiche non previste sinora.

Più la scienza e la chimica vanno avanti nel costruire nuovi composti per migliorare e velocizzare i sistemi produttivi, più sarà necessario tenere sotto controllo queste nuove invenzioni e vedere che effetto hanno sul globo.

Analisi dell’aria per la misurazione AGAGE

Torniamo ora a parlare di AGAGE e delle sue misurazioni dell’aria. Grazie ai loro studi è stato scovato un nuovo composto in atmosfera. Si chiama idroclorofluorocarburo HCFC132b.

Il cambiamento climatico è alla base del problema del buco dell’ozono. L’analisi dell’aria permette il monitoraggio costante dello stato del clima.

Come dicevamo nel paragrafo precedente, questo nuovo composto dovrà essere regolamentato dal Protocollo di Montreal al più presto, prima che anch’esso vada ad aggiungersi alla catena di composti che stanno distruggendo il buco dell’ozono.

Non solo. Sarà importante anche capire chi usa questo composto e che utilizzo ne fa. Altrimenti potremmo ritrovarci nella situazione già avvenuta nel 2018 in Cina, in cui era stata scoperta la presenza di impianti industriali che dal 2013 producevano illegalmente CFC-11. Anche in questo caso si trattava di un composto tossico per le schiume in poliuretano fortemente dannoso per l’ambiente.

Il lavoro della comunità scientifica e del cittadino

Tutti sono attenti all’ambiente. Attualmente è forse il campo più seguito e in cui si investe di più.

Tutta la comunità scientifica lavora giornalmente e assiduamente per osservare e modulare le emissioni dei gas serra a livello nazionale ed internazionale.

A quanto pare però non sempre basta. Un impegno costante anche da parte del singolo cittadino potrebbe essere la chiave per migliorare le condizioni del cambiamento climatico.

Molti sono i Paesi che dovranno ridurre drasticamente le proprie emissioni, puntando anche a dimostrare il lavoro svolto nei confronti dell’ambiente con verifiche indipendenti e costanti delle condizioni del buco dell’ozono.

Se ognuno di noi farà la sua parte, l’ambiente potrebbe essere finalmente salvo dalle speculazioni che lo rendono vulnerabile ogni giorno.

 

 

 

 

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