Arte 2.0: l’arte nell’era dell’informatica

In una società ed in un mondo che cambia, divenendo sempre più un tutt’uno con la tecnologia, ogni aspetto della vita umana si adegua al cambiamento: le relazioni sociali, lo shopping, il lavoro, ed addirittura l’arte diventa 2.0.

Cos’è l’arte nell’era dell’informatica?

Un opera d’arte un tempo era un quadro esclusivo, non di facile accesso per le persone comuni, la bellezza, il senso estetico che si è modificato con lo scorrere degli anni. Ma cos’è l’arte nell’era dell’informatica? Quando tutto è a portata di click, ed ogni imperfezione è soggetto al fotoritocco?

La bellezza è soggettiva, è personale, è sensazione, è quell’emozione che suscita in ognuno di noi, diversa per ognuno di noi. Cosa troviamo se ci allontaniamo un attimo dalla concezione che avevamo un tempo dell’arte? Cosa troviamo se ci inoltriamo nell’arte 2.0?

La Digital Art

La Digital Art è una forma d’arte che nasce ufficialmente nel 1950 e racchiude tutte quelle opere d’arte realizzate al PC.

Cosa possiamo considerare oggi arte? Non è arte forse la grafica spettacolare di un videogioco? O la capacità di riportare in vita il passato?

Non è forse arte la capacità di rendere accessibile ogni cosa a ognuno di noi e renderla magnificamente?

I social network

I social network sono diventati la nostra seconda casa, il diario, il nostro nuovo mondo da esplorare, la piazza dove incontrare gli amici ed anche il posto dove liberare la nostra creatività.

Gli artisti che hanno trovato la loro fortuna sui social, infatti, non si contano più ormai. Possiamo fare qualche esempio, come Daniel Arnold, fotografo newyorkese che da un po’ di tempo ha iniziato a postare i suoi lavori su Instagram, arrivando a vantare oggi oltre 70.000 followers e vende le sue fotografie per una cifra di circa 15.000 dollari l’una.

Ma i social network sono solamente l’inizio e nella mente di un sognatore, di un artista, il vecchio è ancora di moda, e tornare al passato è una delle conquiste più grandi di tutta la carriera. Arnold, infatti, ha infine messo in mostra i suoi lavori in una delle gallerie d’arte più famose di Londra.

Cosa ci racconterebbero le opere d’arte se potessero parlare?

Un lavoro molto simpatico ed interessante è anche quello di Stefano Guerrera, un giovane ingegnere informatico che si è domandato cosa ci racconterebbero le opere d’arte se potessero parlare e ha quindi provato a dargli voce.

Guerrera con ironia e semplicità ha dato voce alle opere d’arte più famose e conta 800.000 followers su Facebook e 30.000 su Instagram. Anche questa è arte 2.0.

L’arte diventa più accessibile

Non sono solamente le nuove forme di arte ad essere partecipi di questo cambiamento, ma anche quelle già esistenti con tutte le opere della storia umana.

Google Cultural Institute, ad esempio, è una piattaforma sulla quale possiamo trovare praticamente tutta la storia dell’arte dell’umanità.

Al suo interno sono racchiusi circa 1000 musei, da 70 paesi diversi, per un totale di 6 milioni di opere d’arte, tutte raggiungibili con un click.

Il progetto è iniziato nel 2011, con lo scopo di rendere possibile a tutti l’accesso alle opere d’arte più importanti e da allora non hanno mai smesso di raccogliere immagini incredibili. Le opere, infatti, sono tutte ammirabili a 360 gradi, con le riprese di Street View, che ci consentono di camminare tra i corridoi e le sale dei musei del mondo, e di ammirare ciò che essi racchiudono.

Possiamo trovare gli Uffizi di Firenze, il British Museum di Londra, il Guggenheim di New York o il Parlamento di Bucarest, ed ancora molti altri, fino ad osservare il dettaglio più minuzioso di ogni opera presente al loro interno. Infine, il tutto è accompagnato da spiegazioni sulle opere e sui musei stessi.

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