Il drone della Nasa che volerà su Marte

Entro la fine dell’anno verrà testato nella stratosfera terrestre, con l’obiettivo di planare sopra il suolo marziano dopo il 2020

Per riuscire a sbarcare su Marte entro il 2030, sarà necessario non lasciare nulla al caso. Tra le tecnologie che apriranno la strada alla nuova era dell’esplorazione spaziale c’è il Prandtl-m, abbreviazione di Preliminary Research Aerodynamic Design to Land on Mars, un drone della Nasa che sorvolerà la superficie del pianeta rosso in cerca di possibili punti di atterraggio per le future missioni umane.

Nei prossimi mesi il prototipo verrà testato nella stratosfera terrestre, dove la densità rarefatta dell’aria è simile a quella che incontrerebbe su Marte.

OCCHIO AD ALTA RISOLUZIONE. Al Bowers, responsabile del progetto presso l’Armstrong Flight Research Center delle Nasa, ha spiegato che il velivolo a forma di boomerang avrà prima di tutto il compito di planare sopra il suolo marziano, fornendo «immagini fotografiche dettagliate che aiuterebbero gli scienziati a valutare l’idoneità dei luoghi di sbarco».

Il drone servirà anche per raccogliere dati scientifici e rilevare altri importanti parametri, ma ad oggi non esiste ancora nulla di certo al riguardo.

DIMENSIONI E AUTONOMIA. Il Prandtl-m ha un’apertura alare di circa 60 centimetri ed è privo di un sistema di propulsione: ciò significa che dovrebbe scivolare nell’atmosfera marziana per una trentina di chilometri e poi terminare la sua corsa una volta toccata terra. Il fly by avverrà a un’altezza di 600 metri e durerà non più dieci minuti.

ULTRALEGGERO. La struttura verrà costruita in fibra di vetro o fibra di carbonio, per un peso complessivo di poco superiore a un chilo. Tuttavia, sul pianeta rosso il Prandtl-m risulterà ancora più leggero: la ridotta accelerazione di gravità, mediamente pari a 0,38 volte quella terrestre, farà scendere l’ago a quota 450 grammi (se consideriamo una bilancia tarata sull’accelerazione gravitazionale della Terra).

COME ARRIVERÀ SU MARTE? Il piano prevede di spedire il piccolo drone su Marte insieme a un rover, trasportati per mezzo di un sistema 3U CubeSat, ovvero tre nanosatelliti cubici (cubesat) assemblati insieme. Non esiste una data certa per il lancio, ma l’agenzia spaziale americana ha parlato in modo piuttosto generico di una missione che dovrebbe svolgersi intorno al 2022-2024.

TEST AL VIA. Entro la fine dell’anno il primo Prandtl-m verrà portato da un pallone aerostatico a 35 chilometri di altitudine, dove verrà successivamente sganciato per simulare il volo in condizioni marziane. Il test si terrà a Tucson, in Arizona, o a Tillamook, in Oregon. Bowers ha detto che per l’occasione il prototipo verrà guidato dal gps, ma dato che su Marte questo sistema di posizionamento e navigazione non potrà essere di aiuto, sarà necessario «trovare qualche altra soluzione, tipo un pilota automatico».

Il Flight Opportunities Program della Nasa ha già approvato un secondo volo sperimentale per il prossimo anno; in caso di successo si passerà alla terza fase (tuttora al vaglio), nella quale il drone verrà spedito insieme a un CubeSat a un’altitudine di 137 chilometri, grazie all’ausilio di un lanciatore a razzo.

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