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Acqua calda grazie al calore dei computer? In Olanda si può!

Avete mai utilizzato un computer portatile? Allora vi sarete sicuramente accorti di quanto calore sia in grado di emanare quel piccolo box elettronico. I computer desktop sono caratterizzati dallo stesso effetto, ma più amplificato: non è un caso infatti che i pc più avanzati siano muniti di sistemi di raffreddamento sempre più all’avanguardia, che vanno da semplici ventole a impianti a liquido, in grado di abbassare moltissimo la temperatura della macchina ed evitare quindi malfunzionamenti o disagi di vario tipo.

Per i data center questo problema è molto sentito, perché queste enormi stanze possono ospitare anche migliaia di server, ovvero dei computer più grandi e potenti: è facile immaginare quanto calore venga emanato, con conseguente spreco di energia e quindi di soldi.

Il primo modello di termosifone Nerdalize

Per provare a mitigare il problema di riscaldamento dei server sono state sperimentate diverse soluzioni, come ad esempio l’installazione di server presso un circolo polare o l’immersione degli stessi nelle acque marine, con risultati più o meno positivi.

Una startup olandese chiamata Nerdalize ha affrontato la questione con un approccio tanto diverso quanto originale. Mentre di solito si cerca di dissipare il calore tramite ingegnosi artifici, la compagnia ha pensato di guidare questa energia in altri usi, in particolare per riscaldare le case delle persone. Il patto è molto semplice ed accontenta tutti: contatti Nerdalize e decidi di pagarla per farti installare un server a casa tua; la macchina riscalderà la casa gratuitamente, mentre la compagnia guadagnerà soldi vendendo il suo server ai clienti interessati.

La compagnia olandese svelò già il suo primo prodotto due anni fa, nel 2015: si trattò di un termosifone attaccato alla parete alimentato da un singolo server; l’articolo venne utilizzato per un anno in cinque case diverse. I riscaldamenti erano lenti e deboli, occorreva quasi un’ora per riscaldare poco più di una stanza. La cosa che stupì però fu che questi termosifoni funzionavano per davvero.

A partire da questi risultati Nerdalize si è impegnata a migliorare l’integrazione dei server termosifoni con gli ambienti domestici. Dal prossimo Agosto la compagnia ha intenzione di munire 42 ulteriori case con un nuovo modello di termosifone (e quindi anche di server) che sarà in grado di riscaldare l’acqua, fornendo docce calde alimentate semplicemente da dati digitali. Secondo le stime del gruppo i clienti risparmieranno circa 300€ ogni anno, mentre le compagnie informatiche che avranno i loro server ospitati in appartamenti domestici si ritroveranno a pagare il 50% di costi in meno per quanto riguarda i servizi e la manutenzione. Anche il risparmio ambientale è rilevante, con una riduzione della CO2 di ben tre tonnellate.

Con questa idea tanto semplice quanto geniale sembra che vincano un po’ tutti: il privato ha più calore gratuitamente, la compagnia informatica ha meno costi di gestione dei server e Nerdalize guadagna una percentuale. Visto l’iniziale successo la startup olandese ha aperto una campagna di crowdfunding con il fine di espandere il progetto, con risultati piuttosto buoni: ha già raggiunto i 250mila euro prefissati e ora punta a raggiungere il mezzo milione. Il progetto è ambizioso e promettente, ma ci sono anche delle questioni irrisolte riguardo i piani di Nerdalize. Ad esempio non è detto che le compagnie accetteranno di far ospitare i propri server nelle case di sconosciuti muniti di pochissima o in alcuni casi nessuna protezione (anche se il pericolo di minaccia esterna sarebbe comunque molto più basso). D’altra parte anche i cittadini potrebbero non essere d’accordo a far entrare in casa un ingegnere informatico incaricato di svolgere operazioni di manutenzione e riparazione dei server in determinati orari e circostanze. Insomma ci sono ancora dei dubbi sulla sostenibilità di questo progetto, ma l’azienda olandese sembra positiva e si sta impegnando ad introdurre la sua tecnologia in un numero di case sempre maggiore.